LA BALOTTA

Categoria
Relazioni umane
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Sia che viviate a Bologna o dintorni da parecchi anni, sia che vi siate giunti da poco, vi sarà sicuramente capitato di sentire almeno una volta e almeno in una circostanza il termine “Balotta”. Questo termine, propriamente bolognese, indica una molteplicità di persone aggregate insieme in uno stesso luogo; in parole povere significa “Gruppo”. La Balotta a Bologna, infatti, è quel gruppo di persone (solitamente amiche) con le quali possiamo uscire la sera in centro, passare i pomeriggi nei parchi, andare a bere al bar, insomma quel gruppo con cui ci intratteniamo di solito.  

Detto ciò, si deve tenere conto dei vari tipi di “Balotta” e dei vari usi e significati del termine. A scanso di equivoci, chiariamo che una persona può appartenere a più gruppi e quindi avere più di una balotta. Con questo termine si indica infatti un gruppo, non “IL” gruppo; in questo caso, esordire dicendo solamente “esco con la balotta”, fornirebbe a chi ascolta un'informazione poco precisa e per non confondere l’ascoltatore dovremmo specificare la balotta esatta con cui vogliamo uscire (es: esco con la balotta della scuola, del calcio, dell’università, ecc..). Se consideriamo invece l’utilizzo del termine, si può dire che c’è una gran balotta di gente, ad esempio in centro, per indicare che la sera in centro si trovano così tante persone che pare appunto che vi siano più gruppi (o nel nostro caso balotte) che fanno appunto balotta. Il termine infatti può essere anche usato per indicare l’azione stessa di incontrarsi, stare assieme e fare qualcosa sempre assieme (“Ciao, stasera ti va di fare due balotte?” in questo caso “balotta/e” è sinonimo di “chiacchiera/e”).  

Il termine balotta inoltre è stato influenzato e può tuttora essere soggetto ad influenze provenienti da correnti artistiche o sottoculture varie. L’ esempio più calzante è quello della cultura hip-hop ed underground, soprattutto a Bologna. Negli ultimi anni infatti nel mondo dell’hip-hop bolognese, col termine balotta si allude al concetto di crew (ovvero un insieme di persone con cui si fa rap o si disegna su muri o pannelli), cioè un gruppo in gergo hip-hop. 

Ora che abbiamo fatto chiarezza sul significato del termine, possiamo riflettere sull’ importanza dal punto di vista sociale di avere una o più balotte. Farne parte o anche solo fare balotta con qualcuno sono certamente degli aspetti fondamentali della nostra vita. Avere a propria disposizione una o più persone infatti ci permette di condividere momenti, anche importanti, della nostra vita con altri e se ne si ha la possibilità, di confrontarci sempre con loro su come li stiamo vivendo; in poche parole alla base dei rapporti intrapersonali che instauriamo c’è il principio di “balotta”. Non a caso all’interno della nostra costituzione sono presenti diversi articoli in merito al “fare balotta”: come la prima parte dell’articolo 18 che dichiara che “i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.” Fondamentali anche gli articoli 16 e 17, che dichiarano che “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo limitazioni imposte dalla legge per motivi di sanità o sicurezza” e che “I cittadini hanno diritto a riunirsi pacificamente e senz’armi”. È quindi assodato che fare balotta è un diritto che si può esercitare sempre e ovunque come ad esempio in casa propria, art.13 e 14 della Costituzione, salvo il rispetto della legge, la quale tutela anche la sanità. Proprio per quest’ultimo motivo, con la situazione Covid siamo diventati tutti un po’ fuorilegge, perché il nostro diritto di stare in balotta è stato sospeso per motivi sanitari, ed è stato forse questo approccio che ha danneggiato gravemente il tessuto sociale in cui viviamo. 

Purtroppo infatti negli ultimi anni, con l’emergenza sanitaria, abbiamo potuto constatare di come la mancanza di balotta, e quindi di un gruppo di persone estranee al nucleo familiare e con cui passare il tempo, abbia deteriorato irreversibilmente, soprattutto tra i più giovani e i più anziani, la quotidianità di ognuno di noi e i rapporti che la caratterizzano. Ora abbiamo una vasta quantità di balotte composta da giovani, socialmente frustrati, che tendono ad aggregarsi con l’unico scopo di sfogarsi senza freni, il che spesso sfocia in comportamenti violenti o comunque inadeguati alla società; poi abbiamo invece le balotte composte dalle persone più anziane: i così detti “umarell”, a Bologna. Umarell, a Bologna, è un termine che indica proprio il/la pensionato/a che spesso, afflitti da quella noia caratteristica della senescenza, escono a passeggiare con le mani dietro la schiena nei pressi di parchi o cantieri, mentre si guardano attorno e fanno in qualche modo balotta con altre persone anziane. Abbiamo dunque una iperattività delle balotte più giovani ed un incremento di sedentarietà sociale, già caratteristica dell’anzianità, tra le “balotte di umarell”, ossia i gruppi più anziani, che tendenzialmente faticano ad innovare le proprie abitudini e a conoscere persone nuove. Entrambe le realtà si stanno definendo sempre di più e si sta creando una sorta di conflitto sociale, tra i più giovani e i più anziani, determinato dall’ aumentare, col tempo, di un fenomeno chiamato “distanza generazionale”. Questo fenomeno è stato alimentato anche dallo sviluppo tecnologico e dalla globalizzazione, tutte cose che fino a neanche settanta anni fa nemmeno esistevano. È quindi normale che vi siano differenze sostanziali nello stile di vita di queste due fasce di età, ma queste differenze ci precludono la possibilità di arricchire i nostri rapporti con persone di diverse età o magari la possibilità di comunicare con i nostri parenti più anziani, o più giovani, e confrontarci con loro. Ad esempio, in quanto giovane, se avessi la possibilità di confrontarmi con mio nonno, sui problemi che mi affliggono quotidianamente, lui probabilmente rimarrebbe confuso da quanto assurdi siano tali problemi ai suoi occhi; probabilmente sarebbe addirittura difficile comunicare con lui in modo efficace, proprio a causa dei nostri differenti modi di vivere. 

Per ridurre questa distanza sociale basterebbe che le differenti tipologie di “balotte”  provassero a coesistere in uno stesso ambiente sociale, ma in modo positivo e di reciproco sostegno, ponendo attenzione a bilanciare rispetto e comprensione da entrambe le parti. Facendo un esempio pratico, se a Bologna le balotte dei più giovani rispettassero di più gli anziani e ne comprendessero le difficoltà, e se le balotte dei più anziani rispettassero il bisogno di divertirsi dei giovani e comprendessero che i tempi sono cambiati, allora potremmo tranquillamente coesistere e vivere bene, anche il sabato sera in centro, senza la necessità di fare danni o risentirsi per un degrado che ultimamente pare più comodo nascondere che risolvere realmente. Invece che lamentarci dei giovani o degli anziani, dovremmo fare in modo che i giovani imparino a godersi la giornata in modo tranquillo e sano con la maturità dei più anziani e che gli umarell riscoprano la sensazione giovanile di poter fare sempre qualcosa di nuovo, grazie anche ad un confronto con i più giovani. 

Finalmente l’emergenza sanitaria sembrerebbe volgere al termine e se riusciamo a comunicare e scambiarci punti di vista, indipendentemente dalle differenze di età, riusciremo a tornare alla normalità e migliorarci da un punto di vista di solidarietà sociale e convivenza. Inoltre, la nostra è una città piccola attraversata da molte persone, che sarebbe un peccato non conoscere; perché dopotutto a Bologna, fare balotta è obbligatorio. 

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1 Giugno 2022

Non sono bolognese ma mi sento anche bolognese perché da più di ottantaquattro anni vivo in questa fenomenale città dove ogni giorno c'è qualcosa da scoprire. Devo dire che il significato della parola “ballotta” mi era conosciuto anche se non nel suo significato più importante e così piacevolmente descritto dal signor Umberto. Per me la ballotta è sempre stata la castagna lessata in acqua con l'aggiunta di un pizzico di sale e qualche foglia di alloro. Cìè anche qualcuno che consiglia di fare alle castagne un taglietto come per quelle cotte arrosto, ma io non l'ho mai fatto. Detto questo , dato che fare ballotta è obbligatorio,  in ottobre organizzerò la mia prima ufficiale “ ballotta” bolognese invitando i miei nipoti e relative amiche? fidanzate? compagne? , non so che termine sia più appropriato, e con loro cercherò uno scambio generazionale. Affinché sia veramente proficuo, mi impegnerò a comprendere tutte le loro motivazioni mangiando calde ballotte.

Salve Umberto, questo articolo è davvero molto interessante! Sono approdato su questo sito in seguito a un dubbio nato proprio da quanto riporta la signora Mariella: esiste un nesso etimologico tra la "ballotta" (castagna) e la attuale "balotta" (gruppo)? Io ho sempre sentito dire balotta, con una sola L, ma credo che negli anni 90 la L fosse doppia perché Neffa (esponente dell'hip hop bolognese) nel suo album del 1996 "Neffa 6 i messaggeri della dopa" intitola un pezzo proprio "Ballotta" col raddoppio. Grazie ancora.