PROMEMORIA
CI SONO COSE DA FARE OGNI GIORNO:
LAVARSI, STUDIARE, GIOCARE
PREPARARE LA TAVOLA,
A MEZZOGIORNO.
CI SONO COSE DA FARE DI NOTTE:
CHIUDERE GLI OCCHI, DORMIRE,
AVERE SOGNI DA SOGNARE,
ORECCHIE PER SENTIRE.
CI SONO COSE DA NON FARE MAI,
NÉ DI GIORNO NÉ DI NOTTE
NÉ PER MARE NÉ PER TERRA:
PER ESEMPIO, LA GUERRA!
GIANNI RODARI
Il 24 febbraio 2022 diventerà una data che tutti noi dimenticheremo molto difficilmente, rimarrà impressa per sempre nei ricordi e nelle menti sia di anziani, adulti e bambini. Alle 4 del mattino del 24 febbraio la Russia ha invaso l’Ucraina innescando ben presto un escalation di attacchi nelle varie città. Una tale emergenza non si vedeva dai tempi della II guerra mondiale, le immagini delle città bombardate, di donne e bambini in fuga o rinchiusi nei bunker hanno fatto affiorare ricordi ed emozioni soprattutto nella parte di popolazione che la guerra l’ha vissuta davvero.
I bambini, al contrario, vedono i due conflitti mondiali come qualcosa di lontano da loro, qualcosa che è stato studiato solo nei libri di scuola mentre quest’ultima guerra la vedono attraverso le immagini di tv o computer, non riescono a comprenderne il significato o la causa. Per loro sarebbe impensabile immergersi in tale contesto, troppo presi giustamente dalle loro vite fatte di scuola, attività e gioco con gli amici.
In questi giorni tanti anziani riferiscono di essere tornati a momenti di paura e angoscia e al terrore che il nemico possa invadere la propria città e la propria casa, proprio come successe un tempo. Tantissimi si stanno facendo la stessa domanda: perchè?
Le persone anziane sono una fonte importante di ricordi, consapevoli di aver vissuto gli anni più bui del 900, hanno voglia di raccontare e condividere ognuno la propria storia.
Lidia, per esempio, 89 anni di San Giovanni in Persiceto ricorda quando suo padre è stato ucciso a causa di un rastrellamento, erano 8 fratelli il più piccolo aveva 4 mesi, le immagini in televisione dei bambini avvolti nelle coperte e protetti dalle loro madri e nonne hanno fatto affiorare quei ricordi, quando la madre ha dovuto affrontare tutto da sola.
Osvaldo, 90 anni, con forte commozione ricorda Il coprifuoco, istituito per non far uscire le persone dopo il tramonto, non si potevano accendere le luci, si doveva stare al buio perchè se gli aeroplani avessero scorto alcune luci avrebbero sparato. La mancanza di cibo è un altro dramma mai dimenticato: razionamento era la parola d’ordine soprattutto in città dove non c’era la possibilità di procacciarsi il cibo in autonomia a differenza della campagna.
Negli anni 40 le notizie erano frammentarie, solo pochi possedevano la radio, ci si riuniva tutti in una stanza per capire gli ultimi aggiornamenti, non esisteva una sovra esposizione di immagini, approfondimenti, dibattiti come succede oggi, i social network forniscono informazioni in tempo reale e nei giorni successivi al conflitto anche grazie a loro si è creata una vera e propria mobilitazione per il popolo ucraino, tante persone contattano chiese ed associazioni per donare quello che possono: spesa, vestiti o un alloggio temporaneo.
Dopo più di 10 giorni è forte la preoccupazione per la popolazione coinvolta, le città si sono trasformate in campi di battaglia e a pagarne le conseguenze sono le categorie più deboli, ovviamente anziani donne e bambini. Ad oggi le vittime sono già troppe anche tra i civili per questo motivo tutti noi auspichiamo affinché le parole pace, democrazia e stabilità possano ritornare in primo piano per la sicurezza di tutta la popolazione, non solo quella ucraina.
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Sono nata dopo la seconda guerra mondiale e cresciuta con i racconti terribili delle sofferenze patite dalla famiglia, parenti e vicini di casa. La paura della guerra mi spaventa ancora oggi perché non ho fiducia in un accordo fra i potenti del mondo. Si ripete una narrazione simile al conflitto tra ebrei e palestinesi relativo allo storico territorio della Palestina, terra sacra per ebrei, musulmani e cristiani. Fin dalla mia gioventù c'è stato anche l’impegno per la pace israeliano-palestinese, un nodo così ingarbugliato che non si è ancora sciolto. L’augurio di pace che ho affisso in una parete di casa mia da oltre 40 anni è sempre in attesa di avverarsi.