Questa mattina….pedalando verso il lavoro la memoria mi ha ricordato che oggi è un giorno di commemorazione. 76 anni orsono Bologna veniva liberata dalle forze alleate e partigiane dall’oppressione del regime nazifascista e dalla guerra. Così, seguendo un “gioco psicoanalitico”, ho iniziato “a girare” intorno alla parola libertà costruendo libere associazioni. Ma forse è opportuna una piccola precisazione per chi non conosce la psicoanalisi: le libere associazioni sono il metodo principale di conoscenza che lo psicoanalista utilizza per comprendere l’inconscio del paziente, incoraggiandolo a parlare di tutto ciò che gli passa per la mente senza inibizioni o ragionamenti logici, semplicemente seguendo il flusso spontaneo dei suoi pensieri.
Allo stesso modo, mentre pedalavo contro vento, partendo dalla parola “Liberazione” le mie libere associazioni hanno preso forma:
Liberazione, Libertà…Liberarsi, Librarsi, Libro, Leggere, Conoscere.
Un piccolo treno di luoghi della mente e dello spirito attraverso il quale ho concatenato una possibile via per la Liberazione. In una associazione di concetti, allitterazioni e assonanze sono giunto alla stazione finale: la Conoscenza. Riflettevo anche sul fatto che, se per i nostri nonni e padri la lotta è stata lo strumento della liberazione, a noi questa fatica è stata risparmiata.
In un dubbio che rivolgo più alla mia generazione - quella dei baby boomers, cioè nati al tempo del boom economico - che a quelle che mi precedono, ravviso il fatto che esserci allontanati da questo luogo della memoria ostacola la nostra piena considerazione dell’importanza e della preziosità del dono che ci è stato consegnato dalla Resistenza.
L’idea evocata dal termine Resistenza potrebbe suggerire le immagini della contrapposizione e del conflitto, che certo sono state necessarie ai tempi della lotta partigiana. Tuttavia i tempi che viviamo sono poco inclini a considerare la categoria del conflitto come una istanza necessaria all’evoluzione e alla crescita della coscienza. Contrapposizione, conflitto, lotta, sono termini che per qualche motivo insito nella continua trasformazione delle opinioni e dei tempi, potrebbero essere considerati dissonanti rispetto all’affacciarsi di termini più accomodanti, oggi largamente in voga, come per esempio il termine resilienza. Per quanto quest’ultimo indichi una qualità vantaggiosa, in certi casi, all’evoluzione della specie ovvero l’adattamento, dovrebbe non essere a sua volta contrapposto al primo. Inoltre resilienza indica il ripiegare e il piegarsi, assumendo una connotazione pericolosa, se per piegarsi si volesse intendere sottomettersi.
Il conflitto, di cui la resistenza potrebbe essere preambolo e qualità sottostante, è una categoria irrinunciabile alla crescita, necessaria allo sviluppo della vita stessa.
infatti, se non vincesse la sfida con la gravità, il bambino non potrebbe sollevarsi in piedi e muovere i primi passi; senza lo sforzo dell’apprendimento, evocato dal faticoso incontro con il segno prima e con la simbolizzazione in seguito, non imparerebbe la lettura e la matematica; senza affrontare il rischio dell’emozione e del rifiuto nessuno conoscerebbe il primo bacio.
Queste e altre situazioni evolutive comportano l’accettazione e il superamento del conflitto. Non è un’apologia della lotta armata o della guerra, ma lo è certamente della capacità psicologica di dire NO. I “no” aiutano i bambini a crescere e molto spesso anche gli adulti a determinarsi e a scegliere. Il “NO è un’istanza dell’Io; il “SÌ” è la sua conquista di libertà, non già un’antinomia.
Così resistenza e conflitto si sono trasformati in conoscenza e liberazione dai vincoli dell’oppressione.
Credo che la lotta dei nostri nonni e padri nell’affermare una posizione contraria alla guerra e alla dittatura, attraversando l’onere e il dolore del conflitto, sia stata una lotta per la verità - la verità contenuta nella giustizia, nell’equità e nella conquista dei diritti democratici sanciti nella nostra Costituzione. Il lavoro, la libertà di circolazione, l’autodeterminazione del corpo delle donne e degli uomini e delle idee, ma soprattutto della possibilità di esprimerle, sempre.
Il senso di queste conquiste, oltre che nel ricordo della sofferenza di chi ha combattuto e di chi c’era, si esprime in quello che rimane, a mio giudizio, il motto più umano a difesa della libertà di espressione, scritto nel 1906 dalla scrittrice Evelyn Beatrice Hall: nella sua celebre frase erroneamente attribuita a Voltaire:
“I disapprove of what you say, but I will defend to death your right to say”,
Non sono d’accordo con quanto dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di poterlo dire.
W la Resistenza! W la Libertà!
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Una signora chiamata Pace da…
Una signora chiamata Pace
da Mariella
I miei genitori erano contadini in una sperduta contrada nel Veneto. Poi la ricerca di un lavoro aveva fatto sì che mio padre lasciasse la campagna e, dopo alcuni trasferimenti ci eravamo trasferiti a Bologna. Durante la guerra però eravamo tornati a vivere nella casa della nonna che si affacciava su una corte attorniata da altre casette.
Le poche notizie che giungevano fino a noi erano portate da Pace, una bella signora sui trentanni che ogni dieci o quindici giorni veniva, da Verona, in bicicletta, alla ricerca di un po' di cibo. Aveva la bocca rossa a forma di cuore, i capelli fiammeggianti e pieni di ricci che scendevano sulle spalle.
Quando si annunciava scampanellando era un accorrere delle donne di tutta la contrada che si davano la voce gridando: “ Vegni, vegni che ghe la Pase. “ per sentire come andasse la guerra. Se le notizie erano buone si parlava forte altrimenti quelle brutte si sussurravano. A me piaceva quella signora così diversa dalle zie, ma non ero interessata ai suoi discorsi, mi limitavo a seguirla e a guardare il suo vestito variopinto, il cappello con una larga tesa e i sandali con l'alta suola di sughero .......
Un giorno di agosto del 1944 nella corte echeggiò il solito richiamo che passava di bocca in bocca, ma molto più festoso: “Ghe la pase!” “ Ja dito che ghe la pase!“ Io non riuscivo a spiegarmi quelle risa, quei pianti di gioia, le bottiglie di recioto stappate, tutti quei brindisi e quella allegra confusione che vedevo passando di casa in casa. Ostinata cercavo la bicicletta e la signora dai capelli rossi e non vedendola restai delusa.
Molto dopo capii l'importanza di quel giorno vissuto.
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Emozionante, tragicomico,…
Emozionante, tragicomico, bello, mi sono immedesimata ed era come vivere in quella corte nelle campagne venete..
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Uno zio disertore! che cosa…
Uno zio disertore! che cosa difficile da ammettere. I disertori sono intesi come codardi, vigliacchi dai bambini. Ma quando la guerra è una guerra d'invasione e quelli con i quali vai in guerra dicono cose che non condividi?Per anni ho fatto una grande fatica a pensare a questo zio che era stato nascosto nelle cantine e usciva solo la notte per prendere aria, e ancora oggi sono combattuta fra ciò che si deve, ciò che si può e ciò che si vuole fare e quando l'oggetto è la guerra davvero la discussione va avanti all'infinito
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Acrostici e Haiku da…
Acrostici e Haiku
da Mariella
Lenti
Indietreggiano
Bisogna
Epurare
Ribelli
Armati
Zittiscono
Ignobili
Oppressori
Notte
Epocale.
“25 Aprile”
Liberazione:
guerra, lacrime mai più!
Sempre uniti.
“25 Aprile”
Oggi si canta
ma viva sempre in noi
chi per noi morì.
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Sono una babyboomer, nata in…
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Fin da piccola ho avuto un forte interesse per il periodo storico della seconda guerra mondiale, i campi di concentramento, la resistenza, mi sono sempre chiesta come fosse stato possibile un tale plagio delle masse. Ho sempre ritenuto che fosse importante mantenere viva la memoria, affinché un tale oscuramento delle coscienze e tali orrori non ricapitassero nella storia. Qualche mese fa ho aperto la costituzione, l'ho riletta. Fatelo! È così potente. Le sue parole trasudano coraggio e forza. Ho sentito gratitudine per chi l'ha scritta e ho pensato a chi ha perso anche la vita in nome della libertà e della verità. Rispettare la costituzione è amare la libertà e la verità.