La notte tra il 5 e 6 febbraio un terremoto di magnitudo 7,9 ha colpito la Turchia e la Siria provocando quasi 50.000 morti.
La Turchia si trova in una zona altamente sismica attraversata da numerosi sistemi di faglia ed è considerata a pericolosità sismica molto elevata.
Le immagini trasmesse da tv e giornali hanno mostrato una forza distruttrice su edifici e città tale da radere al suolo anche intere cittadine come quella siriana di Jindiris, al confine con la Turchia.
Alla scossa principale ne sono seguite almeno altre otto, tutte di intensità inferiore ma in seguito alle quali altri edifici sono crollati.
Nei giorni successivi io e le mie colleghe abbiamo avuto modo di affrontare l’argomento con i nostri assistiti del servizio e-Care durante il monitoraggio periodico. Il pensiero era sempre rivolto alle vittime e ai superstiti, le immagini di dolore e devastazione imperversavano nelle nostre case.
Spesso un evento traumatico di questa entità può far tornare alla mente eventi simili che anche se non sono stati vissuti personalmente ci colpiscono particolarmente.
Dall’articolo di METEORED Italia troviamo l’elenco dei 10 terremoti più catastrofici di Italia, quelli che per primi ci vengono alla mente sia per intensità che per vicinanza geografica sono 3: il terremoto dell’Irpinia nel 1980, quello dell’Aquila nel 2007 e quello in Emilia nel 2012.
Il primo è stato uno dei terremoti più forti e devastanti del XX secolo in Italia. Il sisma, di magnitudo 6.9, causò enormi devastazioni in un’area situata fra Campania e Basilicata, fra le province di Avellino, Salerno e Potenza. Una delle aree più colpite fu l’Irpinia, e per questo è conosciuto come il terremoto dell’Irpinia. Vi furono 2.914 morti. Il ritardo nei soccorsi, l’indignazione del Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, portarono alla nascita del moderno sistema di Protezione Civile di cui è dotata oggi l’Italia.
Il secondo è stato di magnitudo 6.3 devastando la città de L’Aquila, in Abruzzo, e decine di Comuni limitrofi. Il terremoto coglie le persone in piena notte e le vittime sono 309. Almeno 80.000 gli sfollati. Crollano anche strutture pubbliche come la Casa dello Studente e parti dell’Università e dell’Ospedale. Il terremoto viene avvertito molto distintamente in tutta l’Italia centrale, anche a Roma, dove vengono lesionate alcune strutture archeologiche. Ancora una volta emerge una totale impreparazione dell’Italia al continuo succedersi di terremoti forti, nonostante siano note da tempo le aree a maggior rischio.
Il terzo è stato di magnitudo 5.8 con epicentro in prossimità di Finale Emilia (in provincia di Modena). Purtroppo quella non fu l'unica scossa che colpì l'area: nelle ore seguenti se ne verificarono altre di intensità minore e, pochi giorni dopo, il 29 maggio si verificò un altro violento terremoto nell'area, questa volta con magnitudo 5.6. In meno di dieci giorni migliaia di persone furono costrette ad abbandonare la propria abitazione e, purtroppo, ci furono 28 vittime e 350 feriti.
Dall'articolo della Dottoressa Maria Giulia Minchetti In Salute del 2016:
“La terra simbolicamente è vista come madre e viene associata a sicurezza e stabilità e rappresenta una delle poche certezze per l’uomo. Quando trema, quando tutto crolla, viene minata anche la fiducia, il senso di protezione e la terra si trasforma in un nemico da temere, che attenta alla nostra sopravvivenza provocando paure ed emozioni profondissime: paura della morte, paura di perdere il controllo della propria vita che provoca un senso di impotenza e di allerta continua.
Il terremoto, infatti, "distrugge tutte le nostre certezze”
L’esposizione a un episodio inaspettato e catastrofico come il terremoto è un vero e proprio trauma che può portare come sintomi:
- disturbi d’ansia
- vertigini
- disturbi neurovegetativi
- disturbi del comportamento
- disturbi dell’alimentazione
- insonnia
- depressione.
Successivamente all’evento traumatico l’individuo deve iniziare a compiere una serie di azioni con l’obiettivo di ritornare alla normalità. Il processo richiede tempi diversi e alcune tecniche quali la resilienza, la rielaborazione del trauma incanalando le emozioni negative, la collaborazione e il mutuo-aiuto. L’adattamento ad una nuova condizione è quindi un percorso ma allo stesso tempo un obiettivo, talvolta si riesce ad uscire dal trauma in maniera autonoma, altre volte deve essere incoraggiato e supportato da professionisti.
https://www.today.it/mondo/terremoto-turchia-siria-oggi-6-febbraio-2023.html
https://blogunisalute.it/stress-post-trauma-terremoto/
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Leggendo la parte dell…
Leggendo la parte dell'articolo della d.ssa Minchetti mi è venuto in mente che cosa ho provato nel periodo successivo alle scosse di terremoto di Finale Emilia. Non l'avrei mai detto ma ho avuto una sensazione di paura e panico che si è protratta per mesi. Infatti, in quesi giorni mi trovavo in una frazione nei pressi del comune di Finale con la mia famiglia. Per fortuna la casa in cui ero e le persone a me conosciute non hanno avuto danni. Ho vissuto però questa sensazione in cui ero sempre in allerta per paura tornasse il terremoto. Per giorni continuavo a sentire delle scosse e non riuscivo a capire se erano reali oppure era la mia immaginazione. Ho dovuto chiedere ospitalità a mia parente che abitava in un'altra provincia perchè ormai non riuscivo più a dormire.
In realtà questa paura e insonnia mi è rimasta per mesi. Che brutto!!!! Mai avrei pensato di stare così male...
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Giorgio ricorda benissimo il terremoto dell’Irpinia nel 1980, ricorda le immagini di dolore e devastazione in televisione e soprattutto ha ancora in mente le dichiarazioni dell’allora presidente della Repubblica Pertini che denuncia una situazione di inadeguatezza e ritardi nei soccorsi. Giorgio, visto che non è particolarmente avvezzo alle tecnologie, mi ha chiesto di cercare su Internet l’intero discorso per ricordarlo meglio e commentarlo insieme. Di seguito un estratto del discorso del Presidente, secondo lui, molto significativo e nonostante siano passati 42 anni ancora molto attuale.
"Italiane e italiani, sono tornato ieri sera dalle zone devastate dalla tremenda catastrofe sismica. Ho assistito a degli spettacoli che mai dimenticherò. Interi paesi rasi al suolo, la disperazione poi dei sopravvissuti vivrà nel mio animo. Sono arrivato in quei paesi subito dopo la notizia che mi è giunta a Roma della catastrofe, sono partito ieri sera. Ebbene, a distanza di 48 ore, non erano ancora giunti in quei paesi gli aiuti necessari. E' vero, io sono stato avvicinato dagli abitanti delle zone terremotate che mi hanno manifestato la loro disperazione e il loro dolore, ma anche la loro rabbia. Non è vero, come ha scritto qualcuno che si sono scagliati contro di me, anzi, io sono stato circondato da affetto e comprensione umana. Ma questo non conta. Quello che ho potuto constatare è che non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi. E i superstiti presi di rabbia mi dicevano: 'ma noi non abbiamo gli attrezzi necessari per poter salvare questi nostri congiunti, liberarli dalle macerie'. Io ricordo anche questa scena: una bambina mi si è avvicinata disperata, mi si e' gettata al collo e mi ha detto piangendo che aveva perduto sua madre, suo padre e i suoi fratelli. Una donna disperata e piangente che mi ha detto 'ho perduto mio marito e i miei figli'. E i superstiti che li' vagavano fra queste rovine, impotenti a recare aiuto a coloro che sotto le rovine ancora vi erano".