Calendario dell'Avvento
Un contributo di Redazione YouBOS
Mercoledì, 1 Dicembre 2021
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Con questo calendario dell'avvento la Redazione di YouBOS ti propone un percorso verso il Natale da condividere insieme attraverso un tema di riflessione, una poesia, una canzone, un proverbio, un esercizio o una breve lettura che pubblicheremo giornalmente
Mercoledì 1 dicembre
Oggi prende il via il nostro calendario dell'avvento da qui fino a Natale ti terremo compagnia .... un modo per condividere i nostri progetti, riflessioni, emozioni, gioie, ricordi, sogni, attese, suggerimenti .... un modo per starti vicino, scambiarci idee e auguri e altro ancora, puoi commentare ogni post.
Ti aspettiamo !!
Per iniziare abbiamo pensato di proporti un Esercizio ed è quello di provare a prenderti del tempo per ridere.
La risata ha molti effetti positivi ed è un buon rimedio antistress. Ridere fa bene al corpo e alla mente migliora l'umore stimolando la produzione degli ormoni della felicità, le endorfine ! Gli effetti benefici sono anche dimostrati dalla psico- neuro- endocrino immunologia che conferma come il sistema immunitario sia stimolato e rafforzato dalla risata. Inoltre abbassa l'adrenalina e favorisce il rilassamento. Ridere è contagioso e favorisce i legami e le relazioni.
Sapevi che esiste lo yoga della risata con esercizi e tecniche che permettono di sperimentare questi benefici?
Giovedì 2 dicembre
Quando ero piccola era bello aspettare il Natale per la sua magia e il suo mistero. Quando sono diventata insegnante mi è sempre piaciuto fare, con i miei bambini , il calendario dell'Avvento che ogni giorno portava una sorpresa da scoprire assieme. Quest'anno cercherò di trovare tante leggende per portare il sorriso ai nostri nipotini. Se qualcuno ne avesse delle nuove legate alla sua terra o qualche tradizione ... sarebbe bellissimo continuare insieme per riscoprire come quando eravamo piccini la Magia del Natale.
Nella notte Santa a Betlemme nacque Gesù e tutti cominciarono a portargli dei doni. C'era anche una bambina molto povera che non aveva nessun dono da offrire al Bambinello e allora si mise a cercare qualcosa da portare ma non trovò nulla e così decise di restare in casa da sola. Era molto triste, ma improvvisamente le apparve un Angelo che le disse: “Raccogli le frasche che sono nei bordi delle strade poi portarle nella stalla dove Gesù ti aspetta.” L’Angelo le assicurò che il suo dono sarebbe piaciuto a Gesù perché era accompagnato dal sentimento più importante e, cioè dall’Amore. La bambina raccolse le frasche poi le depose ai piedi di Gesù. Subito tra i rami sbocciarono dei fiori che parevano stelle di un colore rosso vivo ed erano bellissimi. Da quel giorno ci sono degli alberi che si riempiono di Stelle di Natale.
La leggenda del pettirosso
Tanti e tanti anni fa un uccellino dalle piume tutte marroni fece un lungo viaggio per arrivare dove, in una stalla a Betlemme , tra Maria e Giuseppe un asinello e un bue era nato Gesù Bambino. Una notte, mentre tutti dormivano, l’uccellino si accorse che il fuoco si stava spegnendo e allora pur di tenerlo accesso e mantenere al caldo Gesù Bambino volò vicino al fuoco e per tenere vive le fiamme sbatté le ali per tutta la notte. La mattina le piume del petto erano diventate rosse , simbolo del suo amore per il bambinello. Da quel giorno fu chiamato Pettirosso e anche tutti i suoi piccoli.
Leggenda del gatto tigrato
Giuseppe e Maria dopo tanto girare trovarono rifugio per la notte, in una stalla già da tempo abitata da un gatto. Era un gatto grintoso , uno straordinario cacciatore di topi però non amava la compagnia degli uomini.. Quando il proprietario della stalla, si offrì di scacciare il gatto Maria e Giuseppe vollero che restasse dentro perché fuori faceva tanto freddo. Poi nacque il Bambinello e il gatto sebbene non si fidasse degli umani il suo istinto gli diceva che Giuseppe e Maria erano buoni e gentili. Iniziò ad avvicinarsi, piano piano, annusando l’aria e miagolando piano. Giuseppe era preoccupato lo guardò con un certo timore. Maria invece tese la mano e il gatto accettò la sua carezza. Nella stalla c'era tanto freddo e il gatto tigrato decise che quel cucciolo d’uomo aveva bisogno di lui per restare al caldo. Così, si acciambellò vicino a Gesù. Da quel giorno i gatti tigrati hanno una croce sulla fronte.
Venerdì 3 dicembre
"Aspettare è ancora un'occupazione. E' non aspettare che è terribile.'' (Cesare Pavese)
Godiamo dell'Attesa dei giorni di festa preparando il ''PANONE DI NATALE'' tipico dolce bolognese fatto di cacao, frutta candita e secca, per poi donarlo ad amici e parenti come di consuetudine.
Sabato 4 dicembre
Zirudela: Nadèl sänza i turtlén
Mé par st ân a vrêv fèr un fiuràtt ,
par ragâz sänza schèrpa e sänza calzàtt,
a vrêv magnèr un panén cån murtadèla,
arpiatè int la mî caparèla.
Anc s'i n êren brîṡa turtlén,
avän fât un bèl magnén.
E par finîr cån la brazadèla
cån la mî spåuṡa bèla bèla,
tócc e dâi la zirudèla.
Pirén Funtèna
(Piero Santoro)
Domenica 5 dicembre
Ma che bello se a Natale nevicasse, ci dicevamo da piccoli e se lo diceva anche Frank Sinatra:" Let it Snow" cioè lascia che nevichi.
Vi ricordate questa canzone e le cartoline degli anni 50 e 60? Il testo diceva così: Il tempo fuori è terribile ma il fuoco è così piacevole e visto che non dobbiamo andare da nessuna parte lascia che nevichi, lascia che nevichi, lascia che nevichi! non sembra voler smettere e io ho portato dei pop corn le luci si stanno per spegnere lascia che nevichi, lascia che nevichi, lascia che nevichi! quando finalmente ci saremo detti buonanotte non sopporterò l’idea di dover uscire con questa tempesta ma se davvero mi stringerai forte nella strada verso casa mi sentirò al caldo il fuoco sta lentamente spegnendosi e, tesoro, ci stiamo ancora dando i saluti ma finchè mi amerai in questo modo lascia che nevichi, lascia che nevichi, lascia che nevichi! ecco la canzone
a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=pbxspHVA0Ik
Lunedì 6 dicembre
Oggi celebriamo San Nicola, patrono dei bambini, venerato in tutto il mondo, da cattolici e ortodossi. La leggenda narra che, la notte tra il 5 e il 6 dicembre, San Nicola portasse doni a tutti i bambini, rendendoli felici e presentandosi con la sua barba immacolata e un mantello rosso per rendersi riconoscibile, vi ricorda qualcuno?
LA STORIA DEGLI ANGELI DELL'AVVENTO
Gli angeli dell'Avvento sono quattro, proprio come le quattro settimane che preparano al Santo Natale. Scendono uno alla volta sulla Terra, indossando abiti di un colore diverso, e ognuno simboleggia qualcosa.
L'angelo blu
Durante la prima settimana un grande angelo discende dal cielo per invitare gli uomini a prepararsi per il Natale. E' vestito con un grande mantello blu come una notte trapunta di stelle, e intessuto con fili di luna , di quiete e di pace.
Il blu del suo mantello rappresenta appunto la riflessione, il silenzio e il raccoglimento.
L'angelo rosso
Durante la seconda settimana un angelo, indossando un rosso mantello, scende dal cielo portando, con la mano sinistra, un cesto vuoto. Il cesto è molto speciale perché intrecciato con i raggi del sole e può contenere soltanto ciò è delicato e fragile. L'angelo rosso passa su tutte le case e guarda nel cuore degli uomini, per vedere se trova un po' di amore… Se lo trova, lo prende, lo ripone nel cesto e lo porta in Paradiso. E lassù, le anime di tutti quelli che ci hanno preceduti assieme agli angeli prendono questo amore e lo trasformano in luce per le stelle.
Il rosso del suo mantello rappresenta l'amore.
L'angelo bianco
Nella terza settimana un angelo vestito di bianco scende sulla terra. Tiene nella mano destra un raggio di sole. Cerca tutti gli uomini che racchiudono in cuore l'altruismo e li sfiora con il suo raggio di luce colmandoli e avvolgendoli di felicità. I più poveri e i più diseredati vengono così trasformati fino ad assomigliare agli angeli, perché l'amore verso il prossimo si è riversato su di loro.
Il bianco rappresenta il simbolo della luce e brilla nel cuore di chi si sente fratello.
L'angelo verde
Nella quarta e ultima settimana di Avvento, appare in cielo un angelo avvolto in un mantello verde. E' l'arcangelo Gabriele il messaggero di Dio. Passa su tutta la Terra tenendo tra le mani una tromba tutta d'oro per annunciare che Gesù Bambino sta nascendo per portare a tutti gli uomini sulla terra pace serenità e amore.
Il colore verde è quello della speranza. La speranza che davvero quest'anno, dopo tanto dolore, la vita possa finalmente riprenda a scorrere nella luce e nella gioia.
Martedì 7 dicembre
Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni, figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni a liberarci,
noi siamo sempre più schiavi:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e, dunque, vieni sempre, Signore,
Vieni, Tu che ci ami:
nessuno è in comunione col fratello
se prima non è con Te, o Signore.
Noi siamo lontani, smarriti,
né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo:
vieni, Signore,
vieni sempre, Signore.
VIENI SIGNORE ( David Maria Turoldo)
https://www.youtube.com/watch?v=9hAvoFmwfCA
LA LEGGENDA DELLA ROSA DI NATALE
Quel giorno la figlia più piccola di un pastore aveva portato il gregge a pascolare vicino a Betlemme, quando vide degli altri pastori che si dirigevano verso la città. Si avvicinò e chiese loro: “ Dove state andando?” I pastori le risposero:” Questa notte è nato il Messia , stiamo andando a rendergli omaggio, vieni con noi.” La bambina avrebbe tanto desiderato andare con loro, ma vide che tutti avevano tra le mani dei doni da portare mentre lei non aveva nulla e rifiutò di seguirli.
I pastori continuarono il loro cammino e lei rimase da sola, però era così triste che cadde in ginocchio piangendo, ma le sue lacrime erano così tante che bagnarono il terreno. Il suo Angelo Custode aveva assistito allo sconforto della sua protetta e allora decise di aiutarla. La bambina sentì attorno a sé un profumo delicato, si guardò attorno e là dove erano cadute le sue lacrime ora erano scresciute delle bellissime rose di un colore rosa pallido. Meravigliata e felice si alzò, le raccolse e si diresse subito verso Betlemme e quando arrivò alla Capanna donò il mazzo di rose a Maria, la mamma del Bambino appena nato.
Da allora, per ricordare il dono della pastorella, ogni anno nel mese di dicembre fiorisce quella rosa dal colore delicato e tanto profumata.
Mercoledì 8 dicembre
Oggi è la festa dell'Immacolata, ho pensato a due preghiere, la più classica Ave Maria di Schubert cantata dai giovani de Il Volo nell'interpretazione fatta al Senato nel 2014 e l'altra è la preghiera alla Luna fatta nell'opera Norma di Bellini dalla Sacerdotessa druida nota come Casta diva, interpretata da Maria Callas
qui Il Volo:
https://www.youtube.com/watch?v=Jwo_tg1KFxc
e qui Maria Callas:
https://www.youtube.com/watch?v=voqXbcO_UnU
Giovedì 9 dicembre
La Cometa
Sono la Cometa
di Natale.
Ardo nel firmamento;
illumino i presepi;
riposo sulle punte degli abeti;
prometto pace alla terra
e doni ai bimbi buoni.
Ma voi mi fate certe confusioni!
Perchè, con tutta la vostra scienza,
non avete ancora scoperto
che di bimbi cattivi non ce n'è?
di Gianni Rodari
Venerdì 10 dicembre
A Natale son tutti più buoni. È il prima e il dopo che mi preoccupa.(Charles M. Schulz, autore di Peanuts)
Sabato 11 dicembre
Ogni mattina noi nasciamo nuovamente. Ciò che decidiamo di fare oggi è ciò che conta davvero. (Buddha)
A volte pochi semplici gesti fanno partire bene la nostra giornata. Alcune buone abitudini o rituali posso garantirci energia giusta per vivere meglio. Ecco alcuni consigli:
- Appena aperti gli occhi, invece di alzarsi di scatto, dedicate pochi minuti a riattivare le varie parti del vostro corpo con piccoli movimenti e stiracchiamenti
- Bere abbondantemente e fare una buona colazione nutriente e leggera
- Per fare un carico di positività elencare almeno 3 cose positive che ci aspettano durante la giornata o 3 cose di cui essere grati
- Respirare: dedicare qualche minuto facendo attenzione solo al respiro. Poi spostando l'attenzione ad alcune parti del corpo per sentire come stiamo
- Pianificare la nostra giornata ponendoci delle attività da svolgere
E Voi? Che consigli avete per un buon inizio di giornata? Qual'è la vostra routine mattutina?
Domenica 12 dicembre
Joy to the world (Gioia al mondo) è una delle canzoni più famose di Natale.
ci sono tante versioni di questo canto, io ho scelto di riportare qui la versione dei Pentatonix,
5 giovani che riportano le tonalità della voce a 5 toni diversi come dice appunto il loro nome
https://www.youtube.com/watch?v=-Xo64Q2ucQ8
Le parole dicono:
Gioia nel mondo! Il Signore é arrivato.
lasciate che la terra riceva il proprio re
lasciate che ogni cuore
gli dia spazio
e i santi e gli angeli cantano
Gioia nel mondo, regna il Salvatore
lasciate che i santi cantino le proprie canzoni
mentre i campi, le maree,
le rocce, le colline e le pianure
ripetono, ripetono il suono gioioso
Gioia al mondo con verità e grazia
e da alle nazioni la dimostrazione delle
glorie della sua giustizia
e la meraviglia del suo amore
Mai più lasceremo crescere i peccati e la sofferenza
nè permetteremo che le spine infesteranno la nostra terra
lui verrà per diffondere la sua benedizione
fin dove, fin dove verrà trovato del male
Lui governa il mondo con verità e grazia
e da alle nazioni la dimostrazione delle
glorie della sua giustizia
Lunedì 13 dicembre
Santa Lucia
M'han detto che quest'oggi
la giornata sarà breve,
che magari farà brutto,
ci sarà pure la neve.
E' per questo che al balcone
hanno messo una candela
per far luce nella sera
e per farla meno nera.
Così quando sarà notte,
la più lunga che ci sia,
se sarà davvero bravo
passerà Santa Lucia
poesia di Michele Ottone
Martedì 14 dicembre
È Natale ogni volta che permetti a Dio di amare gli altri attraverso di te.
(Madre Teresa di Calcutta)
Mercoledì 15 dicembre
È Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese.
(Charles Bukowski)
Giovedì 16 dicembre
In Norvegia, nascondete le vostre scope!
I norvegesi date le diverse etnie hanno diverse tradizioni natalizie molto particolari. Solitamente il giorno prima di Natale, addobbano l'albero e preparano le torte di pan pepato a forma di casa. Altri preparano il tipico "riso latte" con zucchero, cannella e burro. Nel riso viene nascosta una mandorla, e chi la trova riceve in premio un maialino fatto di marzapane. Un'altra tradizione molto buffa consiste nel nascondere tutte le scope di casa. Questo perché, tanto tempo fa, si credeva che gli spiriti maligni e le streghe uscissero allo scoperto proprio la notte della Vigilia: secondo una leggenda, dunque, se il 24 dicembre una scopa viene lasciata in giro per casa questa attirerà streghe cattiva o fattucchiere che sicuramente si contenderanno la scopa e rovineranno il Natale a tutti i presenti pertanto malanni , incidenti e contrarierà. Per questa ragione i norvegesi stanno bene attenti a non lasciare scope in giro! Ma non solo, a questa tradizione, se ne aggiunge un'altra magica: i norvegesi credono anche nell’esistenza di un piccolo elfo della casa , chiamato Nisse, che secondo la tradizione vive in soffitta o nel granaio e che si diverte a fare dei dispetti ai bambini se questi non gli offrano in regalo una tazza contenente del porridge preparato apposta per lui.
Venerdì 17 dicembre
Quando il cielo baciò la terra nacque Maria
che vuol dire la semplice,
la buona, la colma di grazia.
Maria è il respiro dell’anima,
è l’ultimo soffio dell’uomo.
Maria discende in noi,
è come l’acqua che si diffonde
in tutte le membra e le anima,
e da carne inerte che siamo noi
diventiamo viva potenza.
Germogliava in lei luce
come se in lei in piena notte
venisse improvvisamente il giorno.
Ed era così piena della voce di Lui
che Maria a tratti diventava grande
come una montagna,
e aveva davanti a sé
il Sinai e il Calvario,
ed era ancora più grande di loro,
di queste montagne ardenti
oltre le quali lei poneva
il grande messaggio d’amore
che si chiamava Vita.
E intanto si lavava
nelle fonti più pure
e le sue abluzioni
erano caste
perché Maria era fatta
di sola acqua.
Maria vuol dire transito,
ascolto, piedi lieve e veloce,
ala che purifica il tempo.
Maria vuol dire una cosa che vola
e si perde nel cielo.
Ella era di media statura e di straordinaria
bellezza, le sue movenze erano quelle di una
danzatrice al cospetto del sole.
La sua verginità era così materna che tutti i
figli del mondo avrebbero voluto confluire nelle
sue braccia.
Era aulente come una preghiera, provvida come
una matrona, era silenzio, preghiera e voce.
Ed era così casta e ombra, ed era così ombra
e luce, che su di lei si alternavano tutti gli
equinozi di primavera
Se alzava le mani le sue dita diventavano uccelli,
se muoveva i suoi piedi pieni di grazia la
terra diventava sorgiva.
Se cantava tutte le creature del mondo facevano
silenzio per udire la sua voce.
Ma sapeva essere anche solennemente muta.
I suoi occhi nati per la carità, esenti da qualsiasi
stanchezza, non si chiudevano mai, né
giorno né notte, perché non voleva perdere di
vista il suo Dio.
Salvate la madre di Gesù,
ella è dimora degli angeli,
ella è dimora della Parola.
La parola fiat
ha tagliato il suo grembo in due:
metà tenebra e metà dolore.
Salvate la valle del Signore.
Per camminare Dio bambino
ha bisogno di un prato,
per camminare Dio
ha bisogno del mondo.
Salvate la madre di Dio,
ella è tenera,
ella è solo una fanciulla,
ma tiene i coltelli della sapienza
nel grembo
per aprire un varco al demonio.
Lei lo affronterà,
la madre di Dio,
la migliore,
lo prenderà per sempre
lo caccerà all’inferno.
Lei,
l’eroina di tutti i tempi,
la dolce madre di Dio,
la tenera fanciulla d’amore,
lei aprirà un varco alla poesia,
lei aprirà un varco al sole.
Salvate la tenera madre di Dio,
i suoi seni acerbi,
le sue braccia bianchissime,
le sue mani che culleranno
il Dio vero.
Salvate i suoi fianchi di giada,
i suoi occhi che paiono stelle,
la sua pelle che è bianca
come il respiro.
Fu trapiantato in lei
l’albero e la luce,
il pesce dell’immanenza,
il Dio secolare,
ambrosia di tutte le genti.
Benedite la tenera ancella di Dio
e la sua signoria.
Ella diventerà la regina,
la regina dei cieli,
ella diventerà il manto secolare
che coprirà di gioia gli umani.
Salutate in lei
la porta del sorriso beato
e l’onniscienza futura:
ella ha previsto tutto
perché pur non avendo radici
Maria è la sola radice del mondo.
Ti è stato insegnato il peccato come legge
del demonio e tu non ti sei infuriata.
Hai solo guardato l’uomo come una terra
inondata di errori e hai tolto da lui le erbacce
del desiderio, la fame, la sete, il sonno, la grande
paura del dolore.
Chi ti guarda, chi ti conosce depone le armi
della difesa contro il dolore e capisce che solo
tu lo puoi annientare col senso della misericordia
di Dio.
Tu sei la legge divina ma sei anche un canestro
di pace e di fermento, tu sei la terra che
sorge, la terra che ti adora e ti ringrazia, tu
conosci i movimenti del cielo, la parola ignuda, e
i tuoi grandi occhi celesti sono degli antidoti
contro la morte.
Poter morire in te è la consolazione dell’uomo.
Fidarti la nostra anima vuol dire ingiuriare
quell’ala che è demonio e che pasce i nostri
visceri.
Tu sei bella, pellegrina di fede, nessuno è
mai riuscito a rappresentarti perché sei un
sospiro, e anche se Dio ha voluto vestirti di panni
di materia, lo Spirito ha guidato talmente in
alto il tuo cuore da rapirti perennemente in
estasi.
Il tuo grande uomo era Gesù, la tua spiritualità
si è incarnata in lui. Gesù è ridisceso nelle
tue viscere un’infinità di volte e tu l’hai
rivestito del tuo pianto secolare, del tuo pianto che
attraversa i secoli.
I secoli e la storia non moriranno mai finché
tu li attraverserai come una spada.
Sei la povertà e la ricchezza, il sogno e la
contraddizione, la volontà di Dio e la volontà
dell’uomo, che tu educhi alla contemplazione.
Il dolore è la tua casa, è la casa del mondo,
eppure tu sei la regina degli angeli, la regina
nostra, la regina di tutti i tempi.
Maria,
ci sono dei venti
che ardono e gemono in noi,
e dividono le nostre intime parti
in tanti flagelli
e ci rompono le ossa
e sono le tentazioni,
i progetti sbagliati,
le orme indisciplinate,
i feretri dei morti
che secondo noi non hanno resurrezione.
Quanto è immodesto l’uomo
che pensa che l’inverno congeli tutto
e non spera nella primavera.
L’uomo beve il proprio odio
come un buon vino,
e più odia e più si sente ebbro,
e più si sente ebbro
e più abbandona
le rive della tua giovinezza.
Gesù è una fiamma d’amore,
lui purificherà il mondo,
brucerà le scorie del dolore,
ma per fare questo, figlio,
abbiamo patito sopra un legno ignudo
senza vesti
trafitti da misere spade.
Il tuo è un dolore di carne,
il mio è un dolore dell’anima.
La mia anima urla, Gesù,
le mie carni soffrono.
Ridatemi le spoglie del mio bambino.
Non l’avessi mai visto correre per i prati,
non l’avessi mai sentito gridare dalla gioia,
non avessi mai incontrato il suo volto
così beato,
da rendermi beata tra le genti.
Le mie ginocchia
avide di molto cammino
sono state generate
dalla tua grazia.
Ho dovuto riposare
ai piedi della montagna
senza mai sormontarla
ma Ti ringrazio
per avermi destinata a servire.
Non ad essere
una regina potente
ma un’umile serva.
Tu mi hai concesso
la contemplazione.
Ho contemplato la Tua Sapienza,
ho contemplato la Tua Creazione.
Ho visto da vicino
come Tu mi hai creata
e come Tu mi hai benedetta.
Ho saputo tutto di Te,
come ogni donna terrena
sa tutto dell’uomo che ama.
Ella lo conosce dalla sua infanzia,
lo brama nei suoi destini,
lo imprigiona nei suoi deliri.
Così è la donna che ama.
Ma Tu,
che non avevi principio,
mi hai sprofondata
nella carne angelica
dove non si nasce
e non si muore
se non con la sua resurrezione
e il suo grido.
Io, Maria,
sono il tuo grido, o Signore.
Col tuo grido mariano
Tu hai sconvolto le genti,
con i veli della mia castità
hai messo pudore
dove c’era vizio e odio.
MAGNIFICAT, ALDA MERINI
Sabato 18 dicembre
L'alberello permaloso
Una storia vi voglio raccontare
di un albero assai particolare.
Mentre Luca appendeva
gli addobbi di Natale,
l'albero disse a gran voce:
""Ehi, attento, mi fai male!""
E quando Lisetta mise
le lunghe stelle filanti,
l'albero permaloso urlò:
""Così non si va avanti!"".
Intervenne la mamma
con fare un po' lezioso:
""Perché non collabori?
Diventerai più prezioso"".
E il papà disse serio
allo strano alberello:
""Se non protesti tanto,
sarai certo più bello"".
L'albero ci pensò
e finalmente decise:
""Va bene, sto buono""
e così dicendo sorrise.
Tratto dal libro Merry Christmas
Testo: Paola Fabris
Domenica 19 dicembre
Una delle canzoni più famose del Natale è in latino: Adeste Fideles. Io l'ho imparata alle elementari. Non si sa quando e chi la scrisse, si sa però che a metà del 1700 un Irlandese Sir. John Francis Wade la copiò da antichi testi e la adattò per poterla cantare in coro. Ho trovato una versione cantata da Giuni Russo, una sfortunata cantante palermitana, amica di Franco Battiato, morta a 53 anni. Una calda e splendida voce che ci avvolge e ci riempie di ricordi. In questo video è riportata anche la traduzione del testo latino. https://www.youtube.com/watch?v=we2C1ojqeII
Lunedì 20 dicembre
Vivi per te stesso e vivrai invano; vivi per gli altri e ritornerai a vivere. (Sandro Pertini )
Il 20 dicembre si celebra la Giornata Internazionale della solidarietà umana, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2005 che identifica la solidarietà come uno dei valori fondamentali e universali che dovrebbero essere alla base delle relazioni tra i popoli. La solidarietà può e deve partire da tutti noi, dimostramoci solidali con il prossimo per avere un mondo migliore.
Martedì 21 dicembre
S’io fossi il mago di Natale, farei spuntare un albero di Natale in ogni casa, in ogni appartamento dalle piastrelle del pavimento, ma non l’alberello finto, di plastica, dipinto che vendono adesso alla Coop, un vero abete, un pino di montagna, con un po’ di vento vero impigliato tra i rami, che mandi profumo di resina in tutte le camere, e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei a fare magie per tutte le vie.
In via San Vitale farei crescere un albero di Natale carico di bambole d’ogni qualità, che chiudono gli occhi e chiamano papà, camminano da sole, ballano il rock an’roll e fanno le capriole. Chi le vuole, le prende: gratis, s’intende.
In via San Donato faccio crescere l’albero del cioccolato; in via Castiglione l’albero del panettone.
Continuiamo la passeggiata? La magia è appena cominciata: dobbiamo scegliere il posto all’albero dei trenini: va bene in Via Mazzini?
Ogni strada avrà un albero speciale e il giorno di Natale i bimbi faranno il giro di Bologna a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo colto dal suo ramo ne spunterà un altro dello stesso modello o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà magari in via Marescotti l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Una cosa non mancherà per i grandi e per i piccini In Via Indipendenza l’albero della pazienza e in Piazza dell’Unità l’albero della felicità.
Tutto questo farei se fossi un mago. Però non lo sono che posso fare?
Non ho che auguri da regalare: di auguri ne ho tanti, scegliete quelli che volete, prendeteli tutti quanti.
(liberamente tratta dal “Mago di Natale” Gianni Rodari)
Mercoledì 22 dicembre
"La pace guardò in basso
e vide la guerra,
""Là voglio andare"" disse la pace.
L'amore guardò in basso
e vide l'odio,
""Là voglio andare"" disse l'amore.
La luce guardò in basso
e vide il buio,
""Là voglio andare"" disse la luce.
Così apparve la luce
e risplendette.
Così apparve la pace
e offrì riposo.
Così apparve l'amore
e portò vita.
Luce, Pace, Amore di L. Housman "
Giovedì 23 dicembre
oggi vi condivido la mia playlist di Natale:
- All I want for Christmas is you - Mariah Carey
- Last Christmas - Wham!
- Leigh Ride - Amy Grant
- Jingle Bells Rock - Bobby Helms
- Blue Christmas - Elvis Presley
Venerdì 24 dicembre
Il Natale che verrà
Non ho voglia di intrufolarmi
in una miriade di negozi
sfavillanti di luci e inutili strenne.
Volgo lo sguardo al passato
quando, attorno al presepe,
la famiglia si raccoglieva
tacita e il tempo s'è annullato.
Domani sarà di nuovo Natale
con le persone care a me vicine,
e tanti regali da aprire.
Scintilla novella la speranza
che per me, per tutti ci sia
uno scampolo di felicità
ancora da scartocciare.
Mariella
Quest'anno il Natale mi ha fatto un bel dono, un dono speciale. Mi ha dato allegria, canzoni cantate in gran compagnia, mi ha dato pensieri, parole, sorrisi, di amici sinceri. Dei vecchi regali non voglio più niente. Ad ogni Natale io voglio la gente.
Gianni Rodari.
Sabato 25 dicembre
Auguri a tutti voi di un Sereno e Buon Natale dalla Redazione YouBOS!!
Tanti giorni passati assieme in attesa del Natale. Vorrei che fosse per tutti un giorno di pace, di serenità e di condivisione da passare con i propri cari nel ricordo di chi è lontano o di chi ci ha lasciato.
Buon Natale. Mariella
Commenti a questo contenuto:
Bellissima idea questa del…
Buongiorno, vi invio un…
Mi piace questo calendario,…
Mi piace questo calendario, grazie Lola per averlo proposto.
Marcello
Spesso mi dico che le…
Spesso mi dico che le ricette tradizionali non sono casuali. Prendete ad esempio il certosino che è il tipico dolce bolognese di Natale, quello cittadino non come il panone che è più diffuso in provincia. Mia madre faceva il certosino un mese prima perchè lui deve aspettare per essere mangiato, deve maturare, ammorbidirsi. Dovremmo imparare anche noi ad aspettare e intanto maturare e ammorbidirci, quest'anno in particolare.
Non capisco, perchè non sono…
Intendevo che il certosino…
Intendevo che il certosino ci insegna ad aspettare il Natale, non lo devi mangiare subito, appena fatto come gli altri dolci.
Ok. Non mi era chiaro. Però…
Il Ceppo da Mariella Il…
Il Ceppo
da Mariella
Il Ceppo è una tradizione toscana ed ha una antichissima storia. La ricerca del ceppo iniziava tanti mesi prima del Natale. Nelle campagne il contadino teneva d’occhio, la grandezza e la natura dei ceppi che venivano estratti dagli alberi abbattuti nei campi o nei boschi e sceglieva quello più adatto ad ardere nel camino le sera della vigilia di Natale e lo metteva ad asciugare. Per ceppo s’intende esclusivamente quella parte di albero che sta a fior di terra, ma anche sotto questa e raccorda il punto dove si annodano le radici con il fusto della pianta che si eleva verso il cielo. Grande simbolo di unità e forza tra cielo e terra, ma anche emblema della famiglia con i polloni e i virgulti che rappresentano i figli che crescono. In certi luoghi il Ceppo doveva durare, non solo per tutto il giorno Natale , ma anche per quello di Santo Stefano e ancora...ancora. Ora i camini , nelle nostre case , non ci sono più e questa tradizione è scomparsa.
I Natalecci da Mariella In…
I Natalecci
da Mariella
In Toscana e soprattutto nella Garfagnana tra le tradizioni natalizie ce ne è una molto particolare legata al fuoco. Pare che sia iniziata addirittura nella notte dei tempi, certo di origini pagane quando il fuoco era considerato come elemento portatore di luce, di calore e di purificazione. Durante il Cristianesimo questo rito aveva due particolari funzioni: la prima serviva per allontanare tutte le influenze negative personali come streghe, diavoli, mostri... la seconda doveva tenere lontane le influenze impersonali come le malattie, le fatture e le infezioni.
Il fuoco, elemento purificatore per eccellenza, avrebbe distrutto ogni avversità. Così nella notte del 24 dicembre torneranno a incendiarsi i famosi "Natalecci", uno per contrada, così le imponenti torri bruceranno cancellando simbolicamente tutti i dolori e i dispiaceri accumulati durante l'anno per volgere lo sguardo con rinnovata fiducia e speranza verso il nuovo anno che tra poco inizierà. Questa cerimonia magicamente sopravvive ancora nella Garfagnana e con il passare dei secoli il significato che è stato assegnato a questo rito è stato cambiato per diventare poi quello di riscaldare Gesù Bambino disceso dal cielo per portare luce e amore.
Ma in cosa consistono "I Natalecci”? Il Nataleccio è una costruzione di forma cilindrica ottenuta conficcando in terra un tronco di legno che può essere di castagno, faggio o cerro, attorno al quale viene "tessuta" una gran quantità di rami di ginepro. Prima di intraprendere la costruzione però viene individuato un posto in alto rispetto al paese da essere ben visibile a tutti dopodiché comincia il grande lavoro, dove giovani e meno giovani saranno impegnati assiduamente per mesi, sudando e soffrendo. Va raccolto il materiale e costruito il cilindro che di norma può superare anche i quindici metri di altezza per un diametro di tre-quattro metri. L'abilità sta nel rendere il più stabile possibile questa struttura affinché non cada e altrettanta bravura sta nella "tessitura" del ginepro che deve garantire una fiamma duratura poichè deve superare i venti minuti e che deve essere alta, ben visibile e senza fumo.
Ormai sono rimasti tre i paesi che tengono ancora viva questa usanza: Bagno, Culiceto e Fanalo.
La sera del 24 dicembre e al suono dell'Ave Maria si ha l'accensione dei “Natalecci”, sempre salutata da scroscianti applausi, urla di gioia e grida beneauguranti che inneggiano al fuoco.
Il “Nataleccio” che terrà viva la fiamma più a lungo sarà il vincitore e con lui il quartiere che rappresenta.
La leggenda dell' agrifoglio…
La leggenda dell' agrifoglio
da Mariella
Un usignolo aveva costruito il suo nido dentro un cespuglio di agrifoglio, ma con il sopraggiungere dell'autunno la pianta cominciò a perdere tutte le sue foglie . Poi arrivò l’inverno molto freddo e nevoso e il povero usignolo, giorno dopo giorno s' indebolì sia per la fame che per il vento gelido che soffiava tra i rami spogli quando improvvisamente in cielo apparve una stella con una lunga coda. L' uccellino lasciò il nido e volò per tanti giorni e finalmente raggiunse la capanna dove dei pastori con il loro gregge stavano rendendo omaggio ad un Bambinello. Stremato l' usignolo si fece coraggio, passò davanti a tutti e si posò ai piedi del Bambino appena nato e iniziò a pigolare. Il suo canto era così melodioso che Gesù si addormento e quando si svegliò l'uccellino era ancora ai suoi piedi a pigolare. Allora il Bambinello gli chiese. “Cosa posso fare per te per ringraziarti del tuo canto ?”
“Caro Gesù...” gli rispose e “... vorrei che tu dicessi al vento gelido che soffia nel bosco di non spogliare l’agrifoglio, così nel mio nido non ci sarebbe tanto freddo”.
Gesù sorrise, poi chiamò un angelo e gli ordinò di esaudire il desiderio di quell’uccellino. Da quel giorno, l’agrifoglio conserva le sue verdi foglie anche durante l'inverno e, per riconoscerlo dalle altre piante e perché l'usignolo si potesse sfamare l’angelo vi pose delle piccole bacche di un rosso vivo e brillante.
La leggenda del ceppo di…
La leggenda del ceppo di Natale
In una notte fredda e nevosa, un uomo anziano vagava solo per le montagne. Si stringeva stretto alla sua vecchia giacca ormai logora. Finalmente, nel buio, vide una casa illuminata e bussò. Gli aprì un uomo, a cui il povero chiese qualcosa da mangiare e un riparo per la notte.
La famiglia che viveva in quella casa era poverissima. Ma, nonostante questo, tutti fecero qualcosa per dare ospitalità allo sconosciuto. Sulla tavola non c’era molto: una cena scarna e un vecchio pagliericcio per dormire davanti al camino, purtroppo spento. Era tutto ciò che avevano da offrire.
Il giorno dopo, al risveglio, la famigliola non trovò più l’anziano ospite. In compenso c’era un ceppo acceso nel camino. Per la prima volta sentirono il tepore in quella casa.
Mentre guardavano ammirati lo scoppiettio del fuoco, iniziarono a saltare fuori dal camino regali e cibarie di ogni tipo. Si ricordarono in quel momento che era Natale: un magico meraviglioso Natale! Finalmente quella povera famiglia visse nel tepore di una casa e a tavola non mancò più nulla.
LA NOSTRA TRADIZIONE SUL CEPPO: Anche da noi, nel viterbese, si celebrava la tradizione del “Ceppo”. I miei genitori il giorno della vigilia di Natale mettevano un ceppo abbastanza grande nel camino insieme ai rametti secchi li accendevano, quindi la sera, dopo la cena mio padre ci invitava (me e mia sorella) a sederci vicino al camino dove ardeva il ceppo poi ci faceva sfregare con un ferro la corteccia del ceppo bruciata e mentre noi lo facevamo, dal camino cadevano dolcetti, caramelle, a volte anche qualche soldino: <Questi sono i regali di Gesù Bambino!> diceva mia madre. Crescendo ci siamo resi conto che non era Gesù Bambino ma i nostri genitori che li lanciavano dalle nostre spalle presi a sfregare il ceppo che emanava scintille di fuoco belle da vedere: <Più forte, più forte Marcello> diceva il babbo. Questa era la nostra tradizione del Ceppo di Natale.
Marcello Camilli
Natale e i riti del fuoco…
Natale e i riti del fuoco Emilia Romagna
Tra le tradizioni natalizie emiliane ce n'è una che si perde nella notte dei tempi e che i nostri nonni amano raccontare e tramandare ed è quella del ceppo di Natale. Questa usanza , che assomiglia a quella di altre parti d'Italia, ma con delle variazioni particolari e suggestive. Come le altre è di origine contadina e le vengono attribuite dei poteri propiziatori e di buon augurio, sia per la famiglia che per il raccolto. Per gli antichi emiliani il fuoco non era un simbolo di distruzione e passione, ma piuttosto il simbolo della purificazione, della rinascita, del divino e dell' unione tra il mondo visibile e quello invisibile. Il fuoco era considerato, non solo un elemento sacro, ma anche un potente elemento magico ed esoterico.
Secondo l’usanza, il capofamiglia la notte della Vigilia di Natale metteva nel camino un ceppo di legno che lasciava ardere per le dodici notti successive sino all’Epifania. In provincia di Ravenna invece il ceppo di Natale era scelto il giorno stesso di Natale e, dopo essere stato purificato da ogni forma di paganesimo con l' Acqua Benedetta, veniva acceso dalla persona più anziana della famiglia, ma il compito di mantenerlo vivo spettava ai più giovani.
La mattina di Santo Stefano il capofamiglia usava la cenere del ceppo come purificante “sacro” per la sua casa, ma anche per i terreni e in particolare per allontanare i bruchi dalle viti. Durante questo procedimento i contadini solitamente recitato quanto segue:
“Vite, vite, n’t’arrugà
ché la cennora te reco
dello ciocco de Natà”.
Mariella
Mio nonno (era de 1907) nell…
Mio nonno (era de 1907) nell'Appennino bolognese nella notte di Natale riuniva i bambini attorno al focolare e diceva che se erano stati buoni il fuoco avrebbe preso improvvisamente a scoppiettare. Tutti aspettavano, aspettavano e lui diceva loro che per il fuoco non ci vuole fretta e poi quando i bambini cominciavano ad addormentarsi buttava nel fuoco una manciata di sale grosso e... improvvisamente il fuoco parlava!
La canzone di Sinatra mi ha…
La canzone di Sinatra mi ha fatto venire in mente la poesia di Pascoli, un po' triste però, non so perchè, forse perchè c'è solo la nonna non la mamma
La leggenda della voce degli…
La leggenda della voce degli animali
oggi vi condivido un'altra leggenda legata al Natale...
Questo è un segreto che pochi conoscono, ma che è bene sapere. La leggenda racconta che, ogni anno, nella notte tra la vigilia e Natale, allo scoccare della mezzanotte ci sia una magia che si perpetua da sempre.
Tutti gli animali, solo per quella notte, acquistano il dono della parola e così possono confrontarsi tra di loro su come siano strani, buoni, ma spesso anche cattivi gli uomini. Insomma si confidano come noi ci comportiamo nei loro confronti, commentano le nostre azioni e persino i nostri discorsi. Una magia irripetibile, che però non deve essere mai e poi mai scoperta dagli uomini. Si dice infatti che se a un uomo capitasse di ascoltarli, in quella notte stessa, diventerà cieco, sordo e muto nel giro di pochi minuti!
Mariella
Albero di natale Era la…
Albero di natale
Era la Vigilia di Natale e un bambino povero andò a raccogliere dei rametti nel bosco da mettere nel camino ma si attardò e, sopraggiunta l’oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Faceva molto freddo e incominciò a cadere una fitta neve. Il bambino fu assalito dall’angoscia e per rassicurarsi cominciò pensare a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.
Nel bosco tutti gli alberi avevano ormai perso tutte di foglie, per fortuna ne vide uno ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto alle sue fronde: era un abete. Il piccolo, impaurito e stanco si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco. L’abete, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il terreno formando così come una capanna che protesse, per tutta la notte ,il bambino dalla neve e dal freddo .
Lo svegliarono, al sorgere del sole, le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca. Felice il bambino uscì dal suo riparo, poté con grande gioia riabbracciare i suoi genitori, gli amici e i compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi. La neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile. In ricordo di quel fatto, l’abete venne adottato come simbolo del Natale e, da allora, in tutte le case, viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno”
Mariella
La Corona dell'avvento Nel…
La Corona dell'avvento
Nel Trentino Alto Adige, dove l'artigianato ancora impera, c'era e ancora c'è una consuetudine molto bella e particolare: per attendere il Natale si confeziona “La corona dell'Avvento.” Ogni famiglia realizza la propria Corona intrecciando giovani rami di abete e, tenendoli uniti con nastri di raso colorati, formano una ghirlanda che viene poi decorata con pigne e bacche rosse. Infine per simboleggiare le quattro domeniche, che precedono il giorno di Natale, vengono poste sulla Corona quattro grosse candele e ognuna di esse ha una denominazione ed un significato particolare. La prima candela è chiamata "del Profeta", poiché ricorda le profezie e l'attesa del Messia sulla terra. La seconda candela è detta "di Betlemme", per ricordare la notte in cui nacque Gesù Bambino. La terza candela è detta "dei pastori", i primi che arrivarono alla Capanna per portare i loro doni al Bambinello. Poiché nella terza domenica d'Avvento la Liturgia permette al sacerdote di utilizzare i paramenti rosa al posto di quelli viola questa candela può avere un colore diverso dalle altre tre. La quarta candela è detta "degli Angeli", i primi ad annunciare al mondo la nascita del Messia. La tradizione vuole che in ogni domenica di Avvento, quando la famiglia si riunisce per condividere il cibo se ne accenda una.
Mariella
Il dolce di Silvia è…
Il dolce di Silvia è olandese, si chiama “koek” e si pronuncia “cuc”.
E’ un dolce speziato, con l’impasto si possono fare biscotti e plumcake.
La ricetta di base per fare il koek è molto semplice, ma il buon risultato dipende dalla miscela di varie spezie che include la cannella in modo prominente. Con il koek di Silvia è Natale tutto l’anno!
Silvia Cavazzi Oreel
Ricetta Koek: 200 gr. Farina +1 c.mo lievito oppure usare la farina autolievitante senza aggiunta di lievito – 200 gr. Zucchero – 100 gr. Burro – pizzico di sale fino – mezzo bicchiere di latte tiepido da aggiungere all’impasto – 2 uova – 2 cucchiai di spezie
Mescolare prima uova e zucchero bene, poi aggiungere il burro morbido, in seguito le spezie, pizzico sale e la farina a cucchiaiate alternandolo al latte. Imburrare lo stampo, infarinare e capovolgere per togliere la farina in più, versare l’impasto e infornare a 170° per circa 50 minuti. Togliere lo stampo dal forno e lasciare riposare 5 minuti, poi togliere il koek dallo stampo capovolgendolo e lasciare raffreddare.
Le spezie del koek: cannella, chiodo di garofano, zenzero, pepe di Giamaica, noce moscata, coriandolo, cardamomo, macis (avvolge la noce moscata detto anche “fiore della noce moscata” è più delicato).
La leggenda di San Nicola e…
La leggenda di San Nicola e i Krampus
Si racconta che tanto tempo fa, soprattutto in inverno, nei paesini Altoadesini o del Tirolo spesso il cibo scarseggiasse. In un paesino più povero degli altri dei giovani ebbero l'idea di travestirsi usando ciò che trovavano nelle loro case o nell'ambiente: pelli e corna di animali, piume molto grandi. Così travestiti diventarono mostruosi e irriconoscibili e iniziarono ad andare in giro a terrorizzare gli abitanti dei villaggi vicini, derubandoli delle loro provviste per portare un po' di cibo nelle loro famiglie. Dopo un po' di tempo, i giovani si accorsero, però, che tra di loro vi era un ingannatore: era un diavolo che, approfittando dell'aspetto dei volti mascherati dei ragazzi si era intrufolato tra di loro. Il suo viso diabolico non venne inizialmente riconosciuto. Solo dopo del tempo i ragazzi si accorsero dell'inganno perché l'intruso, al posto dei piedi aveva degli zoccoli come quelli delle capre. Era un diavolo orribile e cattivo che fece loro tanta paura e lo chiamarono Krampus.
Dell'esistenza di Krampus venne subito informato il Vescovo Nicola che subito si diede da fare per scacciare quell'inquietante presenza e così il demone fu confitto.
Da quel giorno tutti gli anni i giovani, nel giorno della vigilia di San Nicola, travestiti da demoni, sfilarono lungo le strade dei paesi, non più per depredare, ma a "punire i bambini cattivi", accompagnati dalla statua del Vescovo che aveva sconfitto il male.
Anche ora la festa inizia con il vescovo Nicola, con una lunga barba bianca, su un carro che sfila per le via della città regalando ai bambini che, nel corso dell'anno si sono comportati bene, piccoli doni, dolciumi e qualche esortazione ad essere bravi. Oltre a questo compito, San Nicola deve placare le ire dei Krampus che lo accompagnano e che riversano la loro ira contro i malcapitati spettatori.
Appena il sole tramonta, San Nicola scompare dalla sfilata e i Krampus diventano ancora più violenti e inferociti, e nel corso di questa particolare serata danno sfogo a quelle forze che per tutto il resto dell'anno rimangono represse. Tra urla, strepiti e strilli, rincorrono , spingono, manganellano, frustano tutti quelli che capitano vicino a loro siano bambini o ragazzi, ma anche gli adulti e i più anziani.
Le rincorse e gli inseguimenti, da parte dei demoni, possono durare anche ore, fino a quando le tenebre non avvolgono case e strade: solo allora tutti i Krampus spariscono.
Mariella
L'Albero e le ragnatele …
L'Albero e le ragnatele
Quella dell'Ucraina è sicuramente una delle più particolari e strane tradizioni natalizie nel mondo che lascia tutti a bocca aperta per la meraviglia. Non solo si decora l'Albero di Natale che con palline colorate e luci scintillanti, ma l’albero viene addobbato e ricoperto anche con delle ragnatele finte e questa tradizione deriva da un’antichissima leggenda. Si racconta che una vedova vivesse in una vecchia casa coi suoi figli molto piccoli. La famiglia era molto povera e non aveva abbastanza soldi per addobbare il proprio Albero di Natale. Così, la sera della Vigilia dopo un frugale pasto, la donna e suoi bambini andarono a letto mesti e silenziosi perché erano consapevoli che, la mattina dopo, quando si sarebbero svegliati, avrebbero trovato un albero spoglio e privo di decorazioni. I ragni, percependo la tristezza di quei bambini, pensarono come poterli aiutare. Decisero allora di tessere tante bellissime ragnatele per rivestire l’albero in maniera semplice ma elegante. L'effetto fu meraviglioso perché il sole faceva brillare tutti quei sottilissimi fili come fossero d'oro.
Oggi, in Ucraina, aggiungere una ragnatela vera al proprio Albero di Natale è sinonimo di buona fortuna , pace e serenità.
Mariella
E' un natale un pò difficile…
Auguri di Buon Natale al…
Auguri di Buon Natale al Gruppo YouBOS
Natale in POLONIA Con l…
Natale in POLONIA
Con l'Avvento, la Polonia, indossa la veste della religiosità. Infatti la tradizione vuole che, in questo periodo, giornalmente, alle sei del mattino venga celebrata in ogni chiesa una messa durante la quale viene accesa una candela. Prima della cena della Vigilia chiamata “ Festa della Stella” i fedeli devono osservare un digiuno di ventiquattro ore, che, secondo la tradizione, termina tassativamente quando in cielo compare la prima stella. Questa tradizione simboleggia la Stella Cometa che, secondo la Bibbia, indicò la strada verso Betlemme ai tre Re Magi.........................
La tradizione vuole che la cena, che deve avere dodici portate, inizi con la lettura, da parte del capofamiglia, di un brano del Vangelo che parla della nascita di Gesù. Sotto alla tovaglia, che deve essere bianca si pone una manciata di fieno. Questa usanza, che ha origine pagane, si ricollega all'antichissima festa agraria, ma più modernamente per ricordare che Gesù è nato povero; inoltre il fieno è un elemento di buon augurio per l'anno che dopo pochi giorni inizierà. Solitamente la tavola sarà apparecchiata con un posto in più rispetto al numero delle persone che vi siederanno. Questa maniera di apparecchiare simboleggia il posto riservato ad una persona inaspettata che potrà sempre bussare alla porta, oppure ricorda sia familiari defunti che quelli impossibilitati a venire. In molte case ancora oggi si mettono dei covoni di grano nei quattro angoli di una stanza, in memoria della stalla dove nacque Gesù Bambino.
Mariella
FINLANDIA Pace di Natale …
FINLANDIA Pace di Natale
La Finlandia è un paese davvero speciale perché e lì che abita Babbo Natale con Mamma Natale e tanti aiutanti . Abitano in una grotta di una grande montagna che ha tre orecchie per poter ascoltare meglio i messaggi inviati dai bambini da tutte le parti del mondo. Anche se hanno cercato a lungo l' ingresso della grotta, nessuno è mai riuscito a trovarlo.
Come in molte case scandinave, i finlandesi addobbano l'albero il 23 dicembre, il giorno della “Piccola vigilia”. Oltre al classico albero di Natale, viene preparato, all'esterno delle case, un secondo alberello per gli uccellini. Si tratta, infatti, di un covone di grano legato ad un palo e addobbato con semi appetitosi. Anche in altri paesi nordici c'è questo simpatico pensiero verso i piccoli volatili che riempiono con il loro cinguettio le ore della giornata
Il 24 dicembre, giorno della Vigilia di Natale viene pronunciata dal sindaco di molte città, la cosiddetta "Pace di Natale", la cerimonia si conclude con l'esecuzione dell'Inno nazionale che dà inizio ai festeggiamenti. In questa giornata è tradizione fare la sauna con la famiglia unita, fare una visita ai propri cari defunti e poi pranzare con i parenti aspettando che Babbo Natale lasci i suoi doni.
Mariella
Basilicata: Presepi e falò…
Basilicata: Presepi e falò
La Basilicata ha una lunga tradizione di presepi viventi e i piccoli villaggi e gli affascinanti centri storici li rendono più molto suggestivi.
Uno dei più famosi è il presepe vivente ambientato a Matera ma anche in molti altri comuni della regione non lo sono da meno. Però le tradizioni del Natale, in Basilicata, non sono solo legate ai presepi e alle luci che illuminano a festa città, borghi e paesi, infatti molti sono i richiami a riti custoditi nelle comunità locali . Uno di questi è la Novena di Natale di Terranova del Pollino, ed è uno tra i più antichi. Gli zampognari mantengono viva questa popolare tradizione musicale legata alla cultura contadina. Durante i nove giorni prima di Natale i “Piperi” camminano all'alba attraverso il centro della città deliziando i paesani con il suono delle loro zampogne poi si dirigono alla chiesa per la messa mattutina.
Ogni paese, nel periodo che va dal Natale alla Befana, è illuminato anche da grandi falò. Il fuoco è un elemento presente nella simbologia di tante società, ma in Basilicata in modo particolare. Oltre ad essere legato alla purificazione, allo scacciare via il maligno e le negatività è anche simbolo di rinascita. In Basilicata questa tradizioni si porta avanti da sempre , ma ora nella notte di Natale nelle piazze, i grandi falò vengono accesi o per illuminare la strada a Gesù Bambino o per riscaldarlo. Paese che vai usanza che trovi.
Mariella
La leggenda della renna…
La leggenda della renna Rudolph
Ora le renne che tirano la slitta di Babbo Natale sono diventate ben nove ed è per questa ragione che riesce ad andare più veloce del vento e raggiugere, nella notte di Natale, ogni casa dove Babbo Natale lascerà tutti quanti i suoi doni! Inizialmente i bambini sulla terra erano pochi e non c'era bisogno che le renne che guidavano la slitta fossero tante, in seguito i bambini sulla terra sono aumentati e così alla slitta si sono aggiunte sempre più renne fino a diventare nove. A ognuna di esse Babbo Natale ha dato un nome: Prancer, Vixen, Donner, Dixen, Dasher, Cupid, Dazzle, Comet e Rudolph. Questa ultima renna era la più strana del gruppo perché aveva un naso rosso e grosso e molto luminoso. Per questa ragione veniva sempre presa in giro dalle compagne, ma lei non si offendeva più di tanto, se ne stava zitta e buona e in fondo alla muta contenta di tirare la slitta di Babbo Natale. Però arrivò una notte di Vigilia in cui, a causa della nebbia, Babbo Natale non vedeva proprio nulla ed era molto preoccupato e pensieroso, non voleva deludere i bambini. Per fortuna gli venne l'idea di mettere Rudolph davanti a tutte le renne e si accorse che con quel suo nasone brillante illuminava tutto il cielo. Da allora Rudolph è a capo della squadra di renne ed è il beniamino di tutti bambini.
Mariella
Tradizioni in Romania Una…
Tradizioni in Romania
Una delle tradizioni caratteristiche del periodo natalizio in Romania è il pluguşorul che consiste, nel passare di casa in casa recitando uno scongiuro della fertilità durante il quale viene invocato l'imperatore Traiano che nel I° secolo d.C. aveva colonizzato la Romania.
Altra tradizione legata probabilmente a riti precristiani ,ma sempre legati alla fertilità e che si svolge fino all'Epifania è la "danza della capra", in cui un uomo travestito da capra o da un altro animale esegue una danza accompagnato da suonatori e cantanti. Tra i principali portatori di doni in Romania è Moş Nicolae, ovvero il "Vecchio Nicola", che, secondo la tradizione fa la sua comparsa nella notte tra il 5 e il 6 dicembre. Per quell'occasione, i bambini lasciano fuori casa le loro scarpe pulite: i bambini buoni vengono ricompensati con caramelle e dolciumi, mentre quelli cattivi trovano al loro interno una frusta
Un'altra tradizione è quella della banda composta da 50-60 uomini celibi che il giorno della Vigilia di Natale esegue canti natalizi con tamburi, violini e sassofoni.
Mariella
Ancora Natale con la…
Ancora Natale con la pandemia. Il pranzo di natale con quel che resta della mia famiglia è stato annullato. I contagi in risalita e gli spazi ristretti nell’appartamento di mia sorella, lei in carrozzina, ci hanno consigliato di rimandare il pranzo natalizio con tortellini e brodo di cappone.
A questo punto scrivo su YouBOS una storia meravigliosa del mio passato che riempie di gioia il mio Natale 2021 e così non mi sento più sola.
Un giorno la mia mamma mi ha rivelato di aver visto un angelo seduto al capezzale del suo letto. Incredula e dubbiosa ho fatto tante domande per poi accertare il fatto straordinario che un Angelo senza ali, splendente nel suo vestito bianco, è venuto per davvero a trovare la mia mamma, all’epoca lei aveva 20 anni!
E' stato un Natale…
E' stato un Natale attorniata da tante persone che mi vogliono bene, con un pranzo prelibato e con tanti doni da scartare. Ma, secondo la tradizione polacca, troppi piatti vuoti immaginavo sulla tovaglia rallegrata con tanti luccicanti simboli natalizi! Un nipote che non vedo da tanti mesi perché risiede a Londra per lavoro. Anche se pensavo che è fortunato ad averne uno, inerente alla sua laurea e che gli piace, la sua assenza si è fatta sentire. Un piatto vuoto anche per mia figlia che è rimasta a casa tutta sola per un brutto raffreddore. In questo periodo anche un piccolo malanno desta in me preoccupazione e tanto timore. Poi troppi i posti lasciati vuoti da chi non c'è più: i miei genitori, mio marito, mia sorella...e a questi si è aggiunto il ricordo di Taif che da due mesi non ha più una casa dove sedersi a tavola per pranzare con i suoi cari e mi rifiuto di pensare che, nella sfortuna sia fortunato perché il Comune aiuta la sua famiglia a pagare una stanza in un albergo e così ha un posto caldo in cui dormire. Un conto è sentire parlare di povertà, tutt'altra cosa è vedere una persona che vive in povertà.
Ho letto che l'albero di Natale di Roma è costato 169 mila euro e quest'anno sarà il simbolo della lotta contro la fame nel mondo: ai suoi piedi 17 pacchi regalo rappresentano gli obiettivi della FAO. Strano modo per aiutare chi ha fame! Mi sono chiesta se sia giusto spendere tutto quel danaro per mettere un albero agghindato nelle piazze . Penso a tutte le metropoli, le città, i paesi e i paesini dove l'albero di Natale non può mancare e mi domando se al loro posto si acquistassero dei monolocali da regalare a chi non ha una casa. E' così importante che ci sia un albero di Natale in piazza Nettuno? Cambierebbe per me qualcosa se non ci fosse? Più boschi sparsi per l'Italia e più casette per chi non ce l'ha mi renderebbe molto ,ma molto più contenta.
Nella speranza che il prossimo anno sia migliore di quello passato auguri a tutti.
Mariella
Buongiorno, anche grazie a…