6 giugno 2021
Dopo il covid.
La mia vita, come quella di tutti, è costellata di eventi che spesso hanno imposto radicali cambiamenti nella mia quotidianità e che hanno persino determinano un “prima e un dopo”. Ad esempio prima e dopo la laurea, prima e dopo il matrimonio, prima e dopo una perdita... E altre circostanze più o meno importanti.
Ora mi sembra giusto riflettere sulla mia vita di prima e di dopo il covid e sui mille cambiamenti che ho dovuto apportare nella quotidianità. Il primo, tanto per sdrammatizzare, è il mio rapporto con la piazzola. Prima del covid andare al mercato in piazza 8 agosto era una mia prerogativa quasi settimanale. Camminare tra i banchetti, rimestare tra le cose esposte era un modo per combattere timori, alleviare ansie e poi acquistare qualche indumento sfizioso o un oggetto da regalare era anche una gratificazione. Quando un'amica fidata mi chiedeva se ero andata dallo psicologo, alludendo alla piazzola, aveva perfettamente ragione, tanto che ho preso a chiamarla anch'io così.
Per un anno non ci sono andata, mi sono rintanata in casa, la spesa me la portava mia figlia e l'unico contatto giornaliero era con taif con il timore che il virus potesse adocchiarmi. Tra il prima e il dopo covid è passato un interminabile e faticoso anno e mezzo, però mi sono accorta che, forse dovuto alla vecchiaia che avanza e anche alla frattura del gomito destro, ho cominciato a vivere il dopo covid come non fosse ancora arrivato. A un mese dalla seconda vaccinazione le cose non sono cambiate: restare in casa non mi pesava affatto, e quando un'amica mi spronava ad uscire, rimandavo al giorno dopo. Non potevo continuare così e allora venerdì scorso ho deciso di andare in piazzola e di percorrerla tutta. Già la salita sull'autobus mi ha messo in difficoltà. Perché mai gli autisti non fermano vicino al marciapiede costringendo i vecchi a fare uno sforzo enorme per salire? Far fare a loro un corso di aggiornamento sarebbe opportuno!
L'autobus non era affollatissimo ma tutti i posti a sedere, compresi quelli riservati alle persone in difficoltà, erano occupati. Nessuno che si sia alzato in piedi, neppure le signore cinquantenni e la pia illusione che forse mi ritenevano loro coetanea non mi è stata di conforto. Meglio fingere di non vedere le mie difficoltà! Arrivata a destinazione una fiumana di signore mi ha accolto, moltissime con quegli enormi e costosissimi passeggini a tre ruote. Fin da quando nascono i principini non devono sentirsi discriminati e devono avere ciò che la moda impone! Ho cominciato a percorrere la prima corsia sentendomi un artificiere che entra in un campo minato. Più che la merce esposta guardavo per terra conoscendone le insidie e procedevo lentamente. Le signore che incontravo avevano una espressione felice, ma erano, quasi tutte, fisicamente lievitate: mi sembravano tante torte paradiso ricoperte di un enorme strato di panna montata e avrei voluto sfiorale con un dito per saggiarne la morbidezza. Alla quarta corsia la stanchezza ha cominciato a prendere il sopravvento, ma fedele al mio proponimento ho continuato ad andare avanti solo che le signore, più che torte, mi sono apparse come pericolosi pachidermi. Questo è successo quando una di esse, per dispiegare una tenda, ha iniziato a camminare all'indietro investendomi di striscio ed io, fortunatamente, sono riuscita a mantenermi in equilibrio. Ciononostante ho ultimato il mio giro, non ho acquistato nulla che mi potesse gratificare, ma il mio dopo covid , iniziato in sordina, l'ho continuato alla grande ripetendomi che il peggio sta passando.
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