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NOMADLAND è il titolo dell’ultimo film che ho visto. A me è piaciuto molto perché parla di separazione da persone, oggetti cari e luoghi, parla di affetti, di comunità di sostegno, di libertà e cambiamento attraverso la storia di Fern, una donna di oltre sessant'anni che ha perso il marito e il lavoro. Fern affronta con coraggio il cambiamento nella sua vita. Mette poche cose a lei care in un vecchio camper e si avvia a percorrere i vasti e solitari paesaggi dell’ovest americano alla ricerca di lavori stagionali. Le persone che incontra nei campeggi cambiano il suo stile di vita e quando si presenta la possibilità di ritornare alla vita convenzionale, Fern sceglie di tornare nel suo van e al nomadismo. La scena finale è di una bellezza speciale per la serenità della donna e l’imponenza del panorama.
Alcune cose mi sono rimaste impresse.
Il vecchio van acquistato da Fern viene ribattezzato Vanguard, avanguardia è una parola che rimanda all’innovazione.
Il saluto che ricorre è “ci si rivede per strada”.
“Non sono una homeless, sono una senza casa” risponde Fern.
I piccoli baratti nei campeggi.
Immagini
Bellissimo film: fa entrare…
Bellissimo film: fa entrare in una dimensione parallela del sentire attraverso le immagini, gli sguardi le parole dette e taciute.
Ancora più bello a sapere che alcune scene sono state girate in raduni reali di questi "nomandi moderni" nei quali l'attrice partecipava in incognito.
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Repubblica ha di recente ospitato molte lettere su questo film. La sensazione è che a giudicarlo negativamente siano coloro che non hanno subìto la perdita, la morte di una persona cara molto vicina e la solitudine, appunto, che ti resta dentro. Una solitudine lenta ad andarsene e che forse non se ne andrà più neppure con l’invecchiare. Una solitudine riempita sì dalla solidarietà o dalla compagnia di qualcuno che si avvicina e ti offre aiuto, ma che nessuno può pensare di riempire a priori e senza discrezione. Nel film si capisce bene quanto siano diversi i tempi e le motivazioni di ripresa di ciascuno di noi. Si capisce bene come può sbagliarsi anche chi in buona fede pensa di aiutare, o chi circoscrive tutto ad un bisogno economico o al bisogno del tetto di una casa.