I nonni sono e saranno sempre le persone più dolci, serene e accoglienti per tutti i membri della famiglia. Il loro affetto mi sembra poter bastare per l'intero mondo.
Con il passare del tempo cala la loro vista, ma la loro visione diventa più ampia, riescono a contenere e prevedere i diversi lati di un problema perché la vita li ha insegnato molto.
Nonostante diminuisca anche l'udito, sono sempre pronti ad ascoltare attivamente, aiutare e condividere le loro esperienze accumulate nel corso degli anni.
Sono i pilastri della società, sono contemporaneamente il passato, il presente e il futuro, sono il ponte che protegge e trasmette il patrimonio linguistico, culturale, storico e geografico.
La vita moderna evolve rapidamente, in modo quasi spaventoso, entrambi i genitori sono costretti a lavorare, lasciando un vuoto nella vita dei propri figli.
Fortunati sono i bimbi che hanno i nonni in casa, possiedono un tesoro.
I nostri grandi eroi garantiscono una protezione in quei momenti in cui i genitori sono assenti.
Fanno da mediatori tra la necessità del bambino di giocare e il compito educativo del genitore.
Sempre dai nonni, poi, il bambino si rifugia quando è in difficoltà.
Il bambino ha bisogno di un adulto che gli dia tutta la sua attenzione e che lo incoraggi nello sviluppo della sua personalità. Oggi quest'ultima è fortemente influenzata dalla tecnologia, che purtroppo lo fa vivere in un mondo virtuale e immaginario, lo porta all'isolamento, lo rende più impulsivo, frettoso e nervoso.
I nonni hanno sempre contributo a formare i valori del bambino tramite i racconti indimenticabili e i giochi antichi che rinforzano il tessuto famigliare e sociale.
Una passeggiata con il nonno sulla riva del fiume, con la canna da pesca oltre al divertimento insegna anche pazienza...
Un semplice progetto tra nonni e nipoti per prendersi cura degli animali e delle piante sviluppa il senso di responsabilità e l'empatia.
Infine, in cucina, il piatto della nonna è il più gustoso, nutritivo e soprattutto il più sano. Con la diffusione delle nuove malattie, dobbiamo imparare da lei come rinforzare il nostro sistema immunitario, eliminando tutti i tipi di conservanti, additivi e sostanze chimiche, salvando così anche il patrimonio gastronomico.
Un abbraccio a tutti i nonni, siete un dono straordinario, siete le nostre radici...
-Laila Redouani
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1 Giugno 2022
La mia nonna
Ho potuto conoscere solo la nonna materna, gli altri nonni sono morti molti anni prima che io nascessi. Era tanto buona, generosa e a, detta di tutti, anche molto bella. Aveva occhi nerissimi e i capelli raccolti in due trecce che le facevano da corona. La ricordo sempre vestita di nero , era da sempre in lutto, con un' ampia gonna lunga fino ai piedi. Doveva avere delle tasche enormi perché contenevano il mondo, anche le chiavi della dispensa e sempre una caramella per me.
Era rimasta vedova giovanissima con sei figli piccoli da allevare. Il nonno era morto durante la guerra del 1915/ 1018 e lei ogni domenica, prima di andare alla Messa delle sei, passava dal cimitero, sulla tomba de marito, a cambiare i fiori di campo.
Un' altra immagine che ho viva è il temporale, evento necessario per la terra, ma anche tanto temuto perché la grandine poteva distruggere tutto il raccolto. Quando questo si preannunciava la nonna prendeva tre lumini e, uno per volta, li accendeva davanti a delle immagini sacre. Il primo era per Sant'Antonio, era lui che aveva la delega di proteggere il raccolto, poi c'era quello per la Madonna che una certa influenza, in cielo aveva, ma se il temporale s'imfuriava, accendeva anche quello per il Sacro Cuore: si sa che è Lui che conta più d'ogni altro. Effettuava questo rituale recitando il Santo Rosario in latino seguito dalle Litanie e tutti quegli “ Ora pro nobis...” mi affascinavano.
Quando d'estate andavo a passare le vacanze in campagna la mia mamma, diventata cittadina, mi vestiva con fronzoli e trine, ma appena lei se ne andava a lavorare la nonna mi faceva indossare la divisa della corte: un vecchio grembiulone un po’ logoro, adorno di macchie festose e toppe, mi liberava i capelli dai nastri, mi faceva togliere le scarpe e a piedi nudi mi madava nell'aia ad assaporare il calore della terra e a gustare la libertà. Questa era la felicità, essere uguale agli altri bambini, poter rotolarmi sui prati, giocare nel fango, entrare nella stalla e scoprire gli animali...
Come era saggia e dolce la mia nonna . Forse non sapeva né leggere né scrivere, non conosceva neppure l’esistenza della parola psicologia ma sapeva capire e donarmi ciò di cui avevo bisogno.