
“..... Su gli alti fastigi s’indugia il sole guardando
con un sorriso languido di viola,
che ne la bigia pietra nel fosco vermiglio mattone
par che risvegli l’anima de i secoli,
e un desio mesto pe ‘l rigido aere sveglia
di rossi maggi, di calde aulenti sere,
quando le donne gentili danzavano in piazza
e co’ i re vinti i consoli tornavano.
Tale la musa ride fuggente al verso in cui trema
un desiderio vano de la bellezza antica”.
Giosuè Carducci
Dalle antiche cronache di frate Leandro Alberti (domenicano che dal 1493 curò e scrisse le Historie di Bologna fino al 1543) e di frà Girolamo Albertucci de’ Borselli (storico e annalista che scrisse la Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis Bononiae ab urbe condita ad annum 1497) scopriamo la leggenda delle origini di Bologna.
Si narra di Fero che, venuto da terre molto lontane, aveva attraversato il mare con la sua gente ed era approdato a Ravenna. Lì i suoi compagni di viaggio decisero di rimanere mentre Fero e la moglie Aposa proseguirono il cammino abbandonando il loro popolo.
I due attraversarono una pianura fitta di vegetazione fatta di pioppi e salici rampicanti.
Dopo alcuni giorni di cammino gli sposi arrivarono a un torrente dall’acqua cristallina dove il terreno era più fertile e la pianura circondata da morbide colline.
Fero decise di fermarsi lì e generò, negli anni, molti figli con Aposa.
Successe però una tragedia quando il loro villaggio era fiorente e popolato da una nuova generazione: un giorno Aposa decise di lavarsi nel limpido torrente ma improvvisamente le acque si fecero scure e limacciose trascinando la donna nella corrente; Aposa chiese invano aiuto, ma prima che potessero arrivare i soccorsi ella scomparve nelle acque del fiume che da allora venne denominato Aposa.
Infine molti anni dopo quando Fero aveva iniziato la costruzione delle mura del suo fiorente villaggio venne colto da una grande sete a causa della forte calura estiva, e, intravedendo in lontananza la figlia portare una brocca d’acqua, la chiamò a sé e le chiese di poter bere; ella prima di porgere l’acqua all’anziano padre gli chiese di dare il suo nome al villaggio fortificato.
Fero acconsentì e lo annunciò a tutti i presenti: da quel momento il villaggio si sarebbe chiamato Felsina.
Molti secoli dopo Plinio il Vecchio utilizzò il nome Felsina per riferirsi al nucleo originario di Bononia, la Bologna dell’epoca latina.
Bello pensare che la nostra città sia nata dall’amore di una famiglia.
Bibliografia:
-101 storie su Bologna che non ti hanno mai raccontato di Margherita Bianchini
(Newton Compton editori)
- Accedi per poter commentare