"In fondo è tutto solo amore,
tutto ciò che vale profuma d'amore". (G. Bonatti)
Bruno, classe ‘43, nasce a Bologna in quella che allora era definita la 22esima era fascista.
Non è un periodo roseo in cui venire al mondo!
Papà Vincenzo era un onesto artigiano: calzolaio divenuto poi usciere del Comune di Bologna. A Bruno, unico figlio, trasmette la rettitudine morale, il senso del dovere e l’amore per gli animali. Predilige particolarmente i gatti tanto da accogliere in casa i cuccioli randagi che incrocia sul suo cammino. Mamma Luciana accudiva tutti.
Gli anni giovanili di Bruno trascorrono tra la fame e la miseria del post-bellico. Anni di stenti e rinunce di cui Bruno ricorda la gioia dei tanti momenti in cui si apprezzava la vita, nonostante tutto.
Quanta gioia nelle giornate in cui, grazie alla tessera dei poveri, accompagnava papà Vincenzo a ritirare il pacco aiuti dalla sede della Croce Rossa in via San Petronio Vecchio!
La sua era una famiglia di grande generosità, abituata a condividere il poco e a riconoscere le necessità primarie dei vicini.
Bruno cresce, studia, diventa agente di commercio e vive appieno dei frutti del lavoro e dell’Amore.
Tutto scorre.
E giunge l’11 settembre 2001 – lontano, sullo sfondo, il fumo e la polvere di New York ingrigiscono la memoria -.
Bruno ha 58 anni. È a casa di papà Vincenzo. Dei rumori insoliti aleggiano per casa. Bruno cerca di capire da dove provengano: un primo sopralluogo non dà esito. Impone il silenzio assoluto. Non vola una mosca. Si accorge che il rumore si fa più forte andando verso la camera da letto del padre. Entra, si muove con circospezione e aguzza l’udito.
Si avvicina al comodino, ne apre l’anta e… Trovato!! Eccoli lì i quattro cuccioli rumorosi da poco partoriti ed accuditi da mamma gatta.
Attimi in cui allo stupore cede il passo l’incredulità: “Ma come ha fatto?!” E poi, la tenerezza infinita e l’emozione. Una serie di sentimenti che lasciano presto il posto alla necessità di un nido più consono alla nuova famiglia.
L’idea di frammentare la cucciolata non si affaccia neanche per un breve momento nella mente di papà Vincenzo. Per il principio del “dove mangia uno ne mangiano due”, l’intera cucciolata viene adottata da Bruno che li trasferisce nella sua abitazione. I cuccioli vengono battezzati, ciascuno con il proprio nome, la sola femminuccia prende il nome di Trottolina ma alla fine funziona per tutti il solito ed usale “Micio”.
Rincasare ed essere accolto dall’amorevole simpatia dei quattro gattini alleggerisce il cuore di Bruno. Con dedizione paterna li osserva crescere anche se a Trottolina riserva un’attenzione particolare. E’ una gatta che mantiene la sua morbida mielosità mescolata ad un buon pizzico di gelosia ed adulazione. Lui è un uomo mite e buono, perché non viziarla?
Le stagioni si susseguono e a distanza di tempo, per vecchiaia o per malattia, i tre maschietti muoiono.
Trottolina invece resta. Oggi ha 21 anni.
Da quando Bruno è in pensione hanno preso l’abitudine di schiacciare un riposino insieme. Dopo pranzo, dalle 13.30 alle 15.30 lui si stende sul letto, e lei si accovaccia sulle sue gambe. Nessuno osi interrompere questa consolidata intimità! Se accade, lei reclama l’attenzione di Bruno con miagolii acuti ed insistenti. Diventa davvero insopportabile!
La lunga convivenza ha fatto in modo che Bruno imparasse ad interpretare i diversi gradi di miagolio di Trottolina legati agli incalzanti problemi di salute dovuti all’età. Ha compreso, per esempio che un incerto e non prolungato miagolio, associato ad una minore assunzione di cibo, allude al male ai denti di Trottolina. Così la coccola acquistando delle scatolette a base di pollo o salmone e del latte fresco.
Bruno comprende anche quando la cistite si fa più incisiva e Trottolina geme e piange per i dolori concomitanti.
Ci sono poi le volte in cui lei manifesta, a modo suo, i dolori alle orecchie e Bruno comprende, assiste e coccola. La incita e le ripete: “Forza Trottolina, io ho solo te!”.
G. Maria Pia Ponte