Ricordi di donne

Questa mattina , dopo aver fatto colazione e ingerito tutte le medicine del caso me ne sono tornata nel calduccio del mio letto e il mio pensiero è andato a tutte quelle donne che ho incontrato lungo il mio cammino. Ho ricordato l'esempio della mia mamma sempre pronta ad aiutare il prossimo, anche nei momenti più difficili. Grazie mamma perché mentre tornavi a Bologna nel momento  della guerra partigiana, hai aiutato una giovane donna con Frida la sua bambina della mia età che stavano soffrendo. Una lettera  comunicava che il marito era stato ferito dai tedeschi in ritirata ed era ricoverato al Rizzoli in gravi condizioni. La giovane non aveva danaro, non sapeva come fare, dove andare e tu   l'hai ospitata per diverse settimane fino a quando il marito non è stato dimesso. Le hai insegnato come  andare all'ospedale ad assisterlo, hai preparato il cibo per tutti, hai giocato con la sua   bambina . Bambina che in seguito conobbi e che mi fece scoprire il sentimento della gelosia perché imparai che aveva usato i miei giocattoli, indossato i miei vestiti e dormito nel mio letto.

Grazie Rosa, mia sorella, che hai riempito di giornalini e di libri la mia infanzia e la mia adolescenza e più che sorella ti sei sentita mia madre.

Grazie  zia Silvia, anche se allora mi era antipatica, perché pretendevi aiuto e collaborazione in cambio del cibo che mi preparavi. Eri solita dirmi in dialetto veneto: “Questa è casa lasagna chi lavora mangia" e così avevi sempre qualche lavoretto da farmi fare come quello di andare a raccogliere certe piante medicamentose.  Mi hai insegnato l'importanza del lavoro. Tutti sabati poi  chiamavi figli e cugini e a tutti davi una foglia di salvia e noi la dovevamo strofinare sui denti, allora dentifricio e spazzolino erano sconosciuti.

"Grazie nonna  che  mi ha regalato il piacere di essere libera di giocare e anche di sporcarmi. Tu , appena la mamma se ne andava a lavorare nei campi mi facevi indossare un grembiulone con aloni di indelebili macchie e qualche rattoppo ma io potevo fare tutto quello che volevo.

 Poi più grande ho incontrato la signora Pasqua e la ringrazio  per avermi  insegnato come doveva acconciarsi una ragazzina a modo e dei suoi consigli ne ho fatto tesoro. Che dire della signora Matteuzzi dove, durante l'estate, andavo ad imparare a fare cavalletti, imbastiture o a "passare il filo"? Grazie per tutti  i miei  abiti che poi cucivamo insieme gratuitamente. Un grazie anche alla  Signora Menarini che si è divertita alle mie spalle dicendomi “ Che begli occhi grandi che hai, proprio grandissimi” ed io li sbarravo cercando di farli diventare ancora più grandi, mentre lei ammiccava e rideva con le amiche fino a quando non me ne accorsi. Mi hai insegnato a diffidare, a non credere ai complimenti e mi è stato utile.

Sono tantissime le donne che hanno condiviso con me momenti di vita e a tutte devo qualcosa , anche alle amiche che in qualche modo mi hanno delusa o tradita perché ho sì sofferto, ma  ne sono uscita fortificata.

E oggi, festa della donna, ancora un enorme grazie a tutte indistintamente, sia a quelle che se ne sono andate per sempre, sia a  quelle che ancora mi sono vicine e che con loro condivido questo cammino vivendo momenti sereni.

Mariella

8 marzo festa internazionale della donna

 

In questa giornata internazionale dei diritti delle donne, auguro tantissima forza, coraggio e fantasia per realizzare i vostri desideri!!

 

 

 

 

 

e che dire di quelle scuole di vita che sono le cucine? quando tutte le donne di famiglia si riunivano per preparare i pranzi importanti, ill pranzo di natale, di pasqua, di compleanni, ferragosto. La nonna coordinava tutte e distribuiva i compiti, tutte dovevamo fare qualcosa. Non era neanche in discussione che qualcuno potesse stare a guardare, non ci passava proprio nemmeno in mente, anzi ci saremmo offese, voleva dire che qualcuno ci stava giudicando incapaci e non avveniva mai perchè la nonna distribuiva a ciascuna il compito che era in grado di svolgere, anno dopo anno. Ho imparato un'infinità di cose in quella cucina per fortuna anche le storie di violenza intrafamiliare che interessavano qualche parente e che tutti sapevano e che nessuno voleva affrontare. Ho imparato che parlarne è la prima cosa da fare, per trovare la soluzione, per condividere la preoccupazione, per aiutare se è possibile e se non è possibile, per affiancare e dare conforto.