LA MUSICA PER LA PACE E CONTRO TUTTE LE GUERRE
La mia età giovanile è trascorsa negli anni sessanta, un periodo dove la musica contro la guerra e per il sociale è salita alla ribalta in uno scenario storico di contestazione socio-culturale. Da qui in poi, nel mondo occidentale, sono tanti gli esempi di musica “impegnata” che comunicano con stili diversi l’avversione a tutti i tipi di guerra, anche quelle anomale come l’Apartheid e la fame nel mondo.
“Imagine” di John Lennon è il primo brano (1971) che mi viene in mente, il testo invita a immaginare un mondo diverso, senza più guerre, senza più distinzioni di razza, di sesso o di religione.
La guerra in Vietnam ha coinvolto molti grandi artisti della musica, uno su tutti Bruce Springsteen con “Born in the U.S.A”.
La guerra di religione in Irlanda ha espresso una pietra miliare della musica: “Sunday bloody sunday” degli U2, scritta da Bono e inserita nell’album “War”, per ricordare la tragica domenica di sangue, un massacro che ebbe luogo il 30 gennaio 1972 a Derry, nell'Irlanda del Nord, dove i soldati britannici spararono a civili disarmati che stavano protestando pacificamente uccidendo 14 persone.
Il periodo dell’Apartheid ha fatto conoscere la musica e i suoi musicisti neri sudafricani fuori dal loro paese. L’apartheid vietava infatti la diffusione dei brani di musicisti in esilio o che cantavano in opposizione al regime razziale.
Il più maestoso concerto che ricordo è stato Live Aid (1985) con tanti musicisti che hanno partecipato a questa iniziativa per fini umanitari, impressionante per l’epoca è stato il progetto di trasmissione satellitare internazionale.
Nella foto: la copertina di War, il terzo album degli U2, pubblicato il 28 febbraio 1983, registrato negli studi di Windmill Lane vicino al porto di Dublino
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