Partiamo dalla domanda che in questi due anni di pandemia globale almeno una volta ci siamo posti: che cosa possiamo migliorare soprattutto in ambito socio-sanitario?
Per prestazioni socio-sanitarie, ai sensi dell’art. 3 septies, d.lgs. 30 dicembre 1992, n. 502, introdotto dal d.lgs. 19 giugno 1999, n. 229, si intendono «tutte le attività atte a soddisfare, mediante percorsi assistenziali integrati, bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale». Esse sono rivolte, in particolare, a soggetti fragili quali anziani (specie non autosufficienti) e disabili.
Abbiamo assistito nei mesi tra febbraio e marzo 2020 ad una riorganizzazione della struttura sanitaria di tutto il territorio volto a potenziare i reparti di terapia intensiva, creare percorsi di continuità assistenziale per cui non fosse necessario il ricovero in ospedale, proroga dei piano terapeutici e dematerializzazione delle richieste di farmaci così da non doversi recare presso il proprio studio medico.
Un ulteriore passo in avanti è la creazione e il potenziamento delle Case di Comunità.
Dal sito della Regione Emilia Romagna possiamo trovare una definizione chiara ed esaustiva: “La Casa della Comunità è il modello organizzativo per l’assistenza di prossimità per la popolazione di riferimento, luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale. Nella Casa della Comunità lavorano in modalità integrata e multidisciplinare tutti i professionisti per la progettazione ed erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale, con la partecipazione della comunità locale nelle sue varie forme: associazioni di cittadini, pazienti, caregiver, volontariato”.
I servizi che si vuole ambire entro il 2030 sono:
- l’accesso unitario e integrato all’assistenza sanitaria, sociosanitaria e socioassistenziale
- la prevenzione e promozione della salute
- la presa in carico di persone con problemi di cronicità e di fragilità
- la valutazione del bisogno della persona e l’accompagnamento alla risposta più appropriata
- la risposta alla domanda di salute della popolazione e la garanzia della continuità dell’assistenza
- l’attivazione di percorsi di cura multidisciplinari che prevedono l’integrazione tra servizi sanitari, ospedalieri e territoriali, e tra servizi sanitari e sociali
Da un articolo di Franco Pesaresi su Welforum.i: “Le case delle comunità: cosa prevede il PNRR” del 25/05/2021 capiamo che i fondi istituiti grazie all’accordo con la Comunità Europea per il potenziamento di queste particolari strutture sono volte a rendere il cittadino punto di riferimento all’interno dell’intera comunità.
“Secondo il PNRR la Casa della Comunità sarà lo strumento per coordinare i servizi offerti sul territorio, avere una valutazione multidimensionale e servizi dedicati alla tutela delle donne, bambini e anziani". Questi ultimi resi ancora più vulnerabili a causa della pandemia. Siamo ormai consapevoli quanto sia importante creare rete, supporto in una visione di welfare territoriale.
In quest’ottica il Comune di Bologna sta lavorando per ampliare l’offerta con due nuove Case di Comunità in accordo con l’Asl, oltre a quelle già esistenti nel quartiere Navile, Porto-Saragozza, Borgo-Reno e San Donato-San Vitale. Dal sito Iperbole leggiamo che le sedi saranno rispettivamente nel quartiere Savena e una in Zona Pilastro, due esempi concreti che miglioreranno anche l’aspetto urbanistico, visto che gli edifici che si andranno a demolire per lasciare il posto alle Case di Comunità sono degli anni ‘70. L'obiettivo è sempre lo stesso: portare un accesso unico centrale, comodo ai servizi e non più tante sedi dislocate tra di loro. Accogliamo questa sfida con interesse, curiosità, consapevoli che possa portare un reale vantaggio per tutti i cittadini.
citazioni:
https://salute.regione.emilia-romagna.it/
https://www.comune.bologna.it/notizie/case-comunita
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Ho letto l'interessante articolo, è vero tanto si è fatto e si sta facendo per le persone anziane, per citare la più semplice è il fascicolo sanitario che mi risparmia di andare dal medico, fare lunghe attese solo per farmi ordinare dei medicinali. Ora tutto è più semplice, basta una telefonata e poi si può andare in farmacia a ritirare quanto richiesto. Però il malessere che più incide sfavorevolmente sugli anziani è la solitudine e allora è bene incrementare soprattutto tutte quelle attività che favoriscono la relazione con gli altri simili e anche a questo il Comune di Bologna presta attenzione finanziandone molteplici . Non sempre sono semplici da attuare soprattutto perché c'è, da parte degli anziani , una certa titubanza a mettersi in gioco o a tentare nuove attività.... Per esperienza mia personale posso dire che attraverso corsi di scrittura, corsi di ginnastica, fatta via online ma in un gruppo di quattro persone collegate tra loro, corsi di teatro....sono riuscita , e continuo a vivere la mia vecchiaia in modo appagante e andando meno da medici specialisti.