Autunno oggi e quando era ieri

Li avevo visti un giorno, piccoli alberi implumi, il tronco marrone esile come un giunco. Costeggiavano uno dei vialetti del parco e il sospetto che fossero alberi da frutto mi aveva appena sfiorato. Li ho visti qualche tempo fa e ne ho riconosciuto le foglie. Oblunghe, vagamente lanceolate. Quasi incredula, fino a quando ne avevo riconosciuto i fiori e mi ero ricordata di Lucio Battisti con la sua canzone. Più avanti ancora avevo notate le minuscole palline verdi, aggrappate con tenacia ai rami, crescere e colorarsi di rosa divenuto poi rosso ciliegia! E l’acquolina in bocca faceva il suo corso: qualche giorno ancora e ne avrei assaggiata una di quelle ciliegie! E invece no.
Era una bella mattina calda, come da mesi in quest’estate insolita dove afa e bollore intenso non danno tregua neppure ora che siamo quasi a metà ottobre quando ho visto gli alberi spogli di ogni frutto. Di ciliegie non c’era nemmeno più l’ombra! E vabbè, mi sono detta, le mangerò il prossimo anno quando i fusti si saranno allungati e i frutti saranno più numerosi.
Non è che al parco vada ogni giorno, ma mica potevo immaginare che pure le foglie sarebbero sparite veloci; riposavano accartocciate sul prato sottostante, ingiallite anzitempo, anzi abbrunate come carrube. E intorno altri alberi, più grandi e solidi; occhieggianti tra i rami c’erano foglie chiazzate dagli intensi bruni autunnali. Certo, siamo in ottobre, normale che la natura risenta di questo clima anomalo anche se tanti anni fa ho visto un’estate simile; avevo iniziato la scuola in ottobre indossando un abito di cotone bianco a pois blu. Lo mettevo ogni giorno per andare a scuola, stando attenta a non sporcarlo, visto che come ricambio dignitoso avevo solo una gonna e un paio di magliette. Eppure non ricordo di avere patito caldo, forse un poco nel giorni della vendemmia quando le larghe foglie delle viti si staccavano lente dai rami e danzavano sospese prima di ammucchiarsi sulla terra in attesa dell’aratura. Ho voglia di autunni senza forzature e di stagioni ben delineate senza bisogno di andare in piazza Minghetti per ammirare la distesa a tappeto delle foglie gialle di ginkgo biloba. Già, perché questo colore sembra un poco latitante, perlomeno nal parco, le foglie dei pioppi ancora verdeggiano e quelle che cascano sono scure o macchiate di marrone. Su altri alberi compaiono, qua è là, macchie scure come tracce di tintura per capelli riuscite male. Credo che un escursione fuori porta sia un’ottima cosa da fare, se non altro per riscoprire certi colori, profumi, sapori avvolti nelle luci autunnali, nelle nebbie avvolgenti, nei campi arati la terra fuma dietro i solchi lasciti dall’arato. Vorrei la polenta fatta da mia madre, le castagne cotte sulla cucina economica a legna, la stessa che nel camino bruciava allegra e scaldava dentro.

Fosca Andraghetti.                                                                              12 ottobre 2023